Ancora tagli in previsione al “sistema dei patronati”, ovvero ai servizi che i Sindacati, e altre organizzazioni, forniscono, molto spesso in forma gratuita, a ogni cittadino, iscritto o meno. A 28, nella visione ottimistica, oppure a 48 milioni di euro ammontano i nuovi tagli inseriti nella legge di stabilità, che si aggiungono ai 35 già effettuati. Lo denuncia l’INAS CISL. “Il taglio delle risorse a CAF e patronati nella legge di stabilità non ci permetterà di fornire i servizi ai cittadini”. L’allarme è serio “Negli ultimi mesi, da più parti, si sta portando avanti una campagna denigratoria contro i patronati. Una campagna fatta di illazioni campate in aria e insinuazioni fumose, che hanno il solo scopo di gettare fango sulla loro attività”.
La mannaia si abbatterà, ovviamente, anche su Bergamo, dove, per restare al solo ambito CISL, l’attività di Patronato è passata dalle 61.000 pratica del 2010 alle 67.086 dell’anno scorso, con un incremento del 12%. “Occorre sottolineare – dice Francesco Corna, segretario organizzativo del sindacato CISL Bergamo – che molto del lavoro svolto non è direttamente finanziato, dal momento che l’INAS per compito istituzionale, deve svolgere anche pratiche previdenziali e assistenziali non finanziate. Infatti, analizzando l’attività del Patronato costatiamo che oltre la metà delle pratiche svolte nel 2014 non sono finanziate, per l’esattezza sono state 43.900 pratiche non finanziate su un totale 67.086”.
“Riteniamo che la credibilità del Governo sia venuta meno, rispetto alla posizione assunta solo un anno fa – continua Corna: allora, dopo aver applicato tagli per 35 milioni di euro al sistema patronati, ci dissero che era essenziale mettere in campo una riforma del settore, tale da garantire chiarezza e trasparenza per i cittadini, e che un simile intervento avrebbe evitato ulteriori ridimensionamenti del fondo. Oggi invece siamo sempre più portati a temere che debbano essere i cittadini a farsi carico di costi per ottenere servizi un tempo gratuiti per ottenere pratiche da restituire allo Stato”.
Ancora oggi dei decreti attuativi della riorganizzazione – che dovevano essere emanati entro il 30 giugno – non si ha notizia, né si sa quali saranno i nuovi campi di intervento e con quali ricadute sull’attività attuale.
“Ora – dice Sorgi, a capo dell’INAS Nazionale – aspettiamo risposte chiare su tutte le questioni aperte, per comprendere se davvero il Governo vuole ignorare il nostro lavoro e rinunciare all’unica dorsale sociale che può supportare lo sviluppo di un nuovo sistema di welfare per il Paese”.
Intanto, inizia a montare anche il malcontento all’interno dei CAF. La consulta nazionale dei CAF si è infatti detta pronta a bloccare compilazione e spedizione dei 730 se sarà confermata la riduzione dei compensi che oscilla tra i 60 e i 100 milioni l’anno.