Già a inizio settembre erano intervenuti sulla questione, mettendo in guardia dal più che probabile sovraffollamento che in questi giorni, ampiamente previsto, si sta verificando a bordo dei bus di molte linee del trasporto pubblico locale di Bergamo. Oggi i sindacati del comparto, FILT CGIL, FIT CISL, UILTRASPORTI e FAISA CISAL provinciali, tornano sulla questione dopo giorni di fuoco, con studenti lasciati sui marciapiedi da mezzi troppo pieni, e situazioni critiche segnalate in diverse aziende del TPL.
“Da tempo siamo ben consapevoli dei nodi critici del sistema del trasporto pubblico. Già il 7 settembre avevamo messo in guardia istituti scolastici, politica e cittadinanza dal possibile sovraffollamento a cui si andava incontro con la riapertura delle scuole – hanno detto Marco Sala di FILT CGIL, Pasquale Salvatore di FIT CISL, Giacomo Ricciardi di UILTRASPORTI e Marco Peroli di FAISA CISAL di Bergamo -. Quello che avevamo previsto si è concretizzato. Ora la situazione ricade sugli autisti in forza, chiamati a rispondere alle difficoltà di passeggeri infuriati. Con un giro di assemblee nei prossimi giorni ci confronteremo con loro, come anche con gli altri soggetti del territorio. Non escludiamo di ricorrere allo strumento estremo dello sciopero, non per aggiungere disagio a disagio, ma perché tutti abbiano la consapevolezza di quello che sta accadendo. Lo diciamo da tempo, c’è un problema di sistema nel mondo del trasporto pubblico. Se non vengono stanziate risorse, è come parlare del nulla. Resta, poi, l’amaro in bocca pensando che le scuole si sono trincerate dietro il riconoscimento dell’autonomia scolastica per fare quello che volevano, senza nemmeno tentare un coordinamento, senza fare sistema”.
Il vigoroso appello dei sindacati, a settembre, era stato quello di scaglionare gli ingressi negli istituti scolastici, per permettere alle linee di bus di reggere ai flussi di studenti in transito: “Nelle fasi più difficili della pandemia si era sperimentata l’entrata in aula in orari diversificati per evitare di avere i bus stracolmi – tornano a ripetere i sindacati. Occorreva riproporre anche per quest’anno lo stesso modello. Mancano autisti, il settore è sempre meno appetibile, non attrae più lavoratori per le condizioni dei turni e soprattutto per gli stipendi bassi. La questione salariale è centrale. Ecco perché servono investimenti. Al di là del Contratto nazionale, nel Tpl da sempre si demanda l’aspetto salariale alla contrattazione aziendale, ma oggettivamente, senza risorse, le aziende locali hanno le mani legate”.