Primo Maggio diverso per una sfida di solidarietà

Questo Primo Maggio rimarrà per molto tempo legato a un evento che ci ha proibito, per lunghe settimane, di vivere la nostra vita, di abbracciare i nostri cari e di essere consumatori e produttori di tutto ciò che non è stato ritenuto strettamente necessario. Questa esperienza ci ha obbligato a cambiare la nostra vita, le nostre abitudini e il nostro modo di lavorare. Una pandemia che ci ha mostrato, in maniera inequivocabile, come quei confini tra stati siano deboli, ancor di più nei confronti della malattia che, giunta dal mondo animale, si è propagata per tutto il pianeta velocemente.

Ora con l’inizio della nuova “fase 2” ci poniamo molti interrogativi su come sarà il nostro futuro, come riprenderemo a lavorare e se potremo ritornare ai nostri legami sociali. Come sindacato Cisl saremo impegnati nei prossimi mesi a contribuire ad una nuova organizzazione del lavoro che abbia come obbiettivo principale tutelare la salute dei lavoratori, consolidando distanziamento e lavoro da casa. Potrebbe essere l’occasione per diffondere maggiormente il lavoro da casa, molte delle mansioni che svolgiamo negli uffici possono essere svolte da casa, per conciliare lavoro e vita privata, più tempo per la famiglia e meno tempo perso negli spostamenti.

Spesso ci si sposta anche per molti chilometri per delle riunioni che hanno come obiettivo più che una discussione partecipativa una trasmissione unidirezionale di informazioni, molte di queste potrebbero essere svolte con risparmio di energia e di tempo con un una nuova cultura più sostenibile rispetto all’ambiente. Non possiamo sottovalutare l’enorme difficoltà che vivono le famiglie nelle quali entrambe i genitori lavorano, con le scuole chiuse, genitori anziani in quarantena e centri ricreativi estivi con grosse incognite. Per loro l’unica soluzione sarebbe continuare ad accedere ai congedi familiari.

Un’altra questione che ha fatto emergere questa pandemia è che alcuni lavori sono risultati indispensabili per il mantenimento della società, come l’assistenza sanitaria, l’assistenza agli anziani, le spedizioni e le consegne a domicilio, le pulizie e le sanificazioni, l’agricoltura e le catene di distribuzione dell’alimentazione e del commercio e le forze dell’ordine. Purtroppo, normalmente, queste lavoratrici e lavoratori svolgono il loro lavoro, poco considerati, alcuni anche sottopagati e sfruttati, pensiamo ai lavoratori agricoli, della logistica e delle consegne a domicilio per fare alcuni esempi. Tra i lavori poco riconosciuti nel nostro paese vi è in generale il lavoro di cura, non solo il personale degli ospedali, nelle Rsa, delle assistenti familiari o badanti, ma anche il lavoro della scuola e dell’educazione in genere, per non parlare del lavoro svolto in casa dalle donne nell’assistere i figli e i genitori anziani. Ridare valore al lavoro di cura è una delle priorità che dobbiamo porre in futuro, valorizzare e riconoscere anche economicamente il lavoro e meno le rendite finanziarie.

Sarà una sfida difficile nei prossimi mesi. Questo fermo produttivo rischia di portare con sé diverse problematiche di natura sociale, collegate alle pesanti riduzione di fatturato per le aziende e di reddito per i lavoratori. In questo fase sarà ancor più necessario utilizzare le risorse economiche del paese in maniera attenta, occorrerà investire in opere infrastrutturali strategiche, per creare lavoro e sviluppo e rallentare la crisi economica. Sono indispensabili interventi straordinari della comunità Europea e dell’Italia, che devono garantire quella liquidità indispensabile a mantenere in vita le aziende e poter offrire un reddito alle persone.

Anche a livello territoriale servirà un’azione coordinata da tutte le forze politiche e sociali del nostro territorio, per tutelare e proteggere le persone più deboli durante la crisi. Una crisi diversa da tutte le altre perché sanitaria, economica. Servirà mettere in campo tutte le risorse disponibili anche a livello locale, come ha fatto la diocesi di Bergamo con il fondo famiglia-lavoro. Questa è una crisi che non ha risparmiato nessun settore e nessun paese al mondo, anche per chi credeva di essere potente e si è dovuto adeguare all’idea che l’uomo è debole e fragile anche nei confronti di un virus.

Ora facendo tesoro di questa nostra fragilità abbiamo imparato che nessuno si salva da solo e tutti abbiamo bisogno di aiutarci reciprocamente: mai come oggi dovremmo averlo compreso. Quindi, festeggiamo distanti questo Primo Maggio vicini nella speranza di una prossima rinascita, innalzando la bandiera della fraternità, della solidarietà e della coesione sociale, affinché la si possa vedere, anche da molto lontano, nella memoria di chi ci ha lasciato e che non dimenticheremo, con l’orgoglio e la tenacia che ci contraddistingue, per far rinascere le nostre vite e il nostro territorio.

Buon Primo Maggio a tutti
(Francesco Corna, Segretario Generale Cisl Bergamo)

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