In regione Lombardia, nel decennio 2008 – 2017, l‘importo totale dell’addizionale regionale cresce del 41,25%, mentre quello complessivo delle addizionali comunali del 132,48%. Dal 2012 al 2017, nella provincia di Bergamo, le addizionali comunali sono cresciute del 30%, quelle regionali del 7%, mentre il numero dei contribuenti aumenta solo del 1,73%.
Sono i primi dati che balzano agli occhi leggendo il tradizionale rapporto “Bilancio Comune”, che il Dipartimento Welfare della Cisl Bergamo ha realizzato anche per il 2018. Come ogni anno, infatti, il Dipartimento Welfare osserva i bilanci dei Comuni della Bergamasca con un’evidenza particolare alla spesa sociale e all’impegno che richiede all’insieme dell’economia gestita dagli enti locali. Spesa sociale riguarda gli asili nido, i servizi per l’infanzia e per i minori, i servizi di prevenzione e riabilitazione, le strutture residenziali per anziani, l’assistenza e i servizi diversi alla persona e alle famiglie.
Il dato generale, emerge dallo studio Cisl Bergamo, conferma il deciso impegno delle amministrazioni locali bergamasche nel tenere alta l’attenzione delle persone in difficoltà. “E’ superfluo evidenziare chi spenda più e chi meno – sottolinea Mario Gatti, segretario organizzativo Cisl Bergamo -, in quanto si tratta di dati fluttuanti di anno in anno, determinati da causali diverse”. Rispetto all’anno precedente, la spesa sociale del 2018 è cresciuta di circa 3 milioni e mezzo, con un aumento percentuale del 14,56% in Valle Brembana e di quasi il 10% nell’area di Grumello del Monte, mentre è calato di quasi il 4% nell’Alto Sebino. La spesa sociale pro capite varia dai 182 euro di Bergamo e hinterland (6 euro in più sull’anno prima) ai 50 euro di Sarnico (4 euro in meno sul 2017).
“L’elemento critico – continua Gatti – è dato dal fatto che negli anni prosegue il calo dei trasferimenti di risorse dallo Stato e dalla Regione in controtendenza al continuo aumento del numero delle persone in stato di bisogno e all’emergere di nuovi bisogni. Conseguentemente a questo si aumentano le imposte locali (regionali e comunali) per far fronte alle situazioni”.
Analizzando i numeri dei bilanci delle Amministrazioni orobiche emerge il continuo ridimensionamento della capacità di spesa dei Comuni (111 milioni la differenza dei trasferimenti dallo Stato tra 2010 e 2017) e il progressivo inasprimento del prelievo tributario (quasi il 25% in più rispetto a 8 anni fa). Nonostante i tagli, la spesa sociale dei singoli paesi è rimasta sostanzialmente la stessa (107 milioni totali contro i 113 del 2010), ma è la ricaduta sui singoli cittadini si è di molto ridotta (da 103 euro ai 96 pro capite).
“Si rappresenta un grande sforzo da parte delle Amministrazioni comunali per garantire risposte ai cittadini – dice ancora Gatti -, ma in sostanza poi si concretizza nell’aumento delle imposte sui cittadini, soprattutto su dipendenti e pensionati. Come per la sanità, anche il sociale sposta il costo direttamente sulla comunità. La buona politica, una politica che sappia lavorare per migliorare le attuali condizioni con serietà, deve farsi carico da subito dei temi del bisogno partendo dall’equità e dalla giustizia”.
Le mancate entrate, cioè la grande evasione fiscale presente nel nostro Paese, (107 miliardi l’anno) è uno dei temi primari di equità e di giustizia discussi ma mai affrontati. “Combattere l’evasione fiscale – conclude Gatti – è imprescindibile oggi per garantire civiltà e si deve fare con strumenti tecnologici e innovativi di controllo, sanzioni e pene pesanti, rafforzamento degli organici, incremento della tracciabilità dei pagamenti, dichiarazione ISEE come unico strumento per richiedere detrazioni e bonus, controlli sistematici certi sui redditi”.