Il suo nome compare nell’elenco dei 61 protagonisti della fondazione della Cisl di Bergamo sancita con l’atto costitutivo del 26 settembre 1948, dopo la rottura del “patto di Roma”, il 2 settembre 1948. Il nome di Gianfranco Gaspari è il secondo del lungo elenco (che campeggia in un pannello in plexiglass al secondo piano della sede Cisl di via Carnovali) dopo quello di Cesare Pagnoncelli, in calce all’atto redatto dal notaio Donato Rizzardi. Una figura storica del sindacalismo bergamasco venuta purtroppo a mancare, sabato nella sua casa di Sarnico. Gianfranco Gasperi (originario di Bergamo e una lunga carriera di Segretario comunale) aveva 97 anni. Poco dopo la fine della Seconda Guerra mondiale aveva capito che in provincia di Bergamo si ravvisava l’opportunità di costituire “una organizzazione sindacale di lavoratori che all’infuori di ogni dipendenza di partito o correnti politiche e senza distinzione di religione e di fede si prefigga il solo scopo della tutela sindacale dei lavoratori a qualunque categoria appartengano”.
E la firma di Gaspari, insieme agli altri sodali, stipulava di costituire una associazione fra i lavoratori della provincia di Bergamo denominata “Unione Sindacale dei Liberi Lavoratori” con la sede provvisoria in Bergamo in via San Bernardino”. “Allora ero una bambina – ricorda la figlia Chicca – ma quella firma di mio padre la ricordo. Ce ne parlava spesso con orgoglio e testimoniava la grande tensione sociale che lo animava”. “Gianfranco Gaspari – aggiunge Francesco Corna, attuale segretario generale del sindacato orobico – non si è mai seduto. Non solo a parole, ma con i fatti, ha contribuito a concretizzare istanze sociali determinati per la tutela delle fasce più deboli della società. Non è stato un uomo ‘alla finestra’. E’ sceso ‘in strada’ portando la sua umanità declinata in una prospettiva sindacale forte e determinata”. “Da quell’atto costitutivo – continua Corna – è poi fiorita la Cisl di Bergamo, primo sindacato in Bergamasca per numero di iscritti . Gaspari ha sicuramente contribuito a quell’esigenza di una separazione tra responsabilità politiche e responsabilità di tipo sindacale. In tal modo si voleva affermare l’azione sindacale, il suo peso e il suo rilievo politico come espressione più generale, più profonda del principio di autonomia di cui la Cisl ha sempre creduto. Un uomo coerente, impegnato e di solidi valori morali che ha contribuito a plasmare il sindacato. La sua memoria sarà uno stimolo alla nostra azione in difesa dei lavoratori e delle fragilità del nostro territorio”.
Gaspari è stato anche protagonista della creazione dell’Anteas di Sarnico. Lo ricorda con particolare affetto Giuseppe della Chiesa, attuale presidente di Anteas, associazione della Cisl impegnata nella solidarietà civile, sociale e culturale attraverso la promozione delle forme aggregative con attività di volontariato. “Quando Bergamo città – spiega Della Chiesa – aveva cominciato ad essere un po’ stretta per accogliere i tanti partecipanti ai nostri corsi culturali iniziati nel 1982, Gaspari propose una sede decentrata a Sarnico. Per tanti anni fu animatore, promotore e organizzatore della nostra Università dedicata ai diversamente giovani. Aveva una dedizione particolare per l’Anteas. Negli ultimi anni lo vedevamo spesso in prima fila ai corsi in via Petrarca accompagnato da Emi Ruggeri, presidente dell’Associazione anziani di Sarnico”.
Durante le celebrazioni del 50° anniversario di fondazione della Cisl di Bergamo, Gianfranco Gaspari si distinse per un accorato intervento. “L’atto costitutivo della Cisl – disse in quell’occasione – fu un momento particolarmente indimenticabile, perché tra l’altro mi riportava a un altro momento determinante, quel 27 aprile 1945 quando facevo il mio ingresso alla Camera del Lavoro di via Scotti come primo rappresentante della corrente cristiana affiancando il Segretario Barcella della corrente comunista e Dino Zampese per la corrente socialista. Come fu un momento di forte sofferenza quel mattino del 4 settembre 1948 quando mi allontanarono dal mio ufficio per aver rifiutato di sottoscrivere la mia adesione alla Cgil”. Non mancò in quell’intervento anche un appello ai giovani: “Siamo in piena globalizzazione, un evento da capogiro con il suo immancabile rovescio della medaglia per il sorgere dei grandi colosso industriali e dei servizi e con il suo strascico di coinvolgimento negativo per tanti lavoratori e le loro famiglie. A voi giovani sindacalisti l’arduo compito di essere i precursori del nuovo che avanza così vorticosamente, a voi intuire le risposte idonee perché il domani sia più sereno nel caotico cedere delle grandi tecnologie. Con voi il sindacato continui il suo ruolo di guida”.