A Bergamo aumenta il lavoro flessibile. Più del 70% dei lavoratori è precario

A Bergamo aumenta il lavoro flessibile

Più del 70% delle assunzioni (dati gennaio – settembre) negli ultimi quattro anni in provincia di Bergamo è costituita da lavoratori precari o flessibili: l’analisi CISL sui dati dell’Osservatorio Provinciale rileva infatti che raffrontando i tre primi trimestri dal 2019 al 2022, sono stati 412.453 gli avviamenti nel mondo del lavoro bergamasco. Di questi, 266.877 sono stati contratti flessibili, 22.097 incarichi precari, e solo 123.479 assunzioni a tempo indeterminato.

I contratti a tempo determinato (192mila in totale) sono la “formula” maggiormente adottata. Seguono le assunzioni “definitive” (103mila) e poi i contratti di lavoratori somministrati (74mila). Meno di 20mila gli avviamenti tramite apprendistato, meno di quanto abbiano raccolto LSU, tirocini e contratti a progetto (più di 22mila). Tra l’altro, il trend di assunzioni precarie del mondo del lavoro orobico è in crescita: se gli avviamenti tra somministrati e tempi determinato erano 64.139 nel 2019 sono passati a 80.200 nel 2022 (+25%) a fronte di ingressi stabili praticamente fermi (dai 29.198 del 2019 ai 28.241 del 2022) .

Crescono nei quattro anni del 24% le assunzioni a tempo determinato e del 27% in somministrazione, diminuiscono del 3% i contratti a tempo indeterminato e aumentano del 26% i contratti in apprendistato. Stabili i contratti a progetto, diminuiscono del 18% i tirocini e del 31% i lavori socialmente utili.

“Dai dati – dichiara Danilo Mazzola, segretario provinciale di CISL Bergamo – emerge con forza come il mercato del lavoro bergamasco attivi annualmente  una  media di avviamenti che vanno oltre le 100mila unità, ma solo nel 30% dei casi sono contratti con un rapporto di lavoro stabile. Inoltre,  se si rapporta il dato degli avviamenti flessibili  con i  380 mila lavoratori dipendenti (90mila indipendenti) che compongono il mercato del lavoro bergamasco, la flessibilità dei lavoratori che ogni anno si muove nel perimetro  è decisamente significativa.  La vera sfida per i prossimi anni, anche per la nostra provincia, è cercare di rendere più stabile una parte maggiore degli avviamenti al lavoro che ogni anno vengono effettuati. È necessario far costare di più il lavoro a tempo determinato, in particolare quello di breve durata rispetto alle assunzioni a tempo indeterminato, e portare a termine la riforma dei tirocini extracurriculari ferma da mesi”.

“Rendere il lavoro più stabile  – conclude il sindacalista – è una delle condizioni per garantire maggiore disponibilità in una fase dove anche le imprese hanno difficolta a reperire manodopera.”

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