Indennizzi ai risparmiatori danneggiati dai crack bancari

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Il Consiglio dei Ministri del 23 aprile scorso ha apportato i correttivi alla legge di bilancio e confermato il doppio binario per gli indennizzi ai risparmiatori danneggiati dai crack bancari, oltre allo stanziamento complessivo pari a 1,5 miliardi di euro nel triennio 2019-2021. Come già annunciato, la prima via per accedere al Fondo Indennizzo Risparmiatori (Fir), pressoché in automatico, è riservata alle persone fisiche e agli imprenditori individuali (anche agricoli) che dichiarano per il 2018 un reddito Irpef fino a 35mila euro, oppure non più di 100mila euro di patrimonio mobiliare (esclusi titoli azzerati): in questo caso il passaggio dalla commissione tecnica che gestirà le pratiche sarà più veloce, con la sola verifica dei requisiti soggettivi e oggettivi. La soglia patrimoniale sarà elevabile a 200.000 euro subordinatamente all’approvazione della Commissione Europea.

Il ristoro, entro il limite massimo di 100.000 euro per ciascun risparmiatore, sarà pari per gli azionisti al 30% del costo di acquisto dei titoli, mentre per gli obbligazionisti subordinati tale soglia sale al 95%. A chi supera invece quelle le soglie di reddito e patrimonio, la commissione riserverà un giudizio di merito con una duplice verifica: che le banche abbiano messo in atto «violazioni massive» degli obblighi Mifid e Tuf nella vendita dei titoli, ma anche il «nesso di causalità» fra queste violazioni e «il danno subito». Relativamente ai tempi, il decreto del MEF che fissa le regole per la presentazione delle domande e le modalità di esame da parte della commissione tecnica dei nove, necessita della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, quindi il provvedimento non diventerà operativo prima della prossima settimana. Chiuso il cantiere delle regole, ci saranno 180 giorni per fare domanda.

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