Fate il Nostro Gioco, talk sul gioco d’azzardo

Fate il Nostro Gioco

l gioco d’azzardo, come tante altre patologie che la cultura popolare è propensa a sdoganare come vizio, campa su credenze e “falsi miti” che si faticano a smontare. Per questo il Comune di Bergamo e CGIL CISL UIL provinciali, in collaborazione con Unipol, chiedendo aiuto a un “pool” di fisici, matematici e creativi di Torino (Taxi 1729) organizzando il talk “Fate il Nostro Gioco” che tenterà di restituire ai partecipanti il senso delle reali possibilità di vincere, grazie a simulazioni, video e continue interazioni con il pubblico. L’evento è in programma venerdì 7 dicembre (ore 9,30) all’Auditorium di Piazza della Libertà). L’obiettivo è quello di svelare le regole, i piccoli segreti e le grandi verità che stanno dietro all’immenso fenomeno del gioco d’azzardo in Italia. La convinzione è che il modo migliore per farlo sia usare la matematica come una specie di antidoto logico, per creare consapevolezza intorno al gioco e svelare i suoi lati nascosti.

Per gioco, non per azzardo” è l’iniziativa di Unipol che Comune e Sindacati hanno appoggiato, convinti dell’urgenza “ludopatia” che si sta sviluppando anche nella provincia orobica. Infatti, dall’ultima ricerca condotta in provincia da ATS, con il supporto delle associazioni dei consumatori sindacali e delle federazioni dei pensionati di CGIL CISL UIL, il 49% di coloro che ha partecipato all’indagine ha giocato d’azzardo almeno una volta nel corso della vita, il 42% l’ha fatto anche nel corso dell’ultimo anno e il 18% nell’ultimo mese. E questa è solo la punta dell’iceberg. Nel 2016 sono stati trattati dai SerD (Servizi per le Dipendenze) della provincia di Bergamo 365 soggetti per gioco d’azzardo patologico. Il 37,9% dell’utenza ha più di 50 anni ed il 30,5% si colloca nelle fasce 40 – 50 anni; in più, un 9,2% di utenza sta nella fascia over 65 anni. I soggetti residenti in provincia presi in carico per la prima volta nel 2015 sono stati 282. E erano 28 nel 2005. Ogni volta che sui giornali appare la notizia “Qui sono stati vinti tot mila euro”, le vendite di “grattaevinci” schizzano in alto, e il giorno dopo aumentano anche le visite nei centri specializzati per la cura del gioco patologico. È un cane che si morde la coda e si fatica a spezzare il circolo vizioso che nutre questa catena.

Considerati gli sfavorevoli impatti economici e sociali che il gioco d’azzardo produce precisa Giada Coffari di Gilferraro, promotrice del progetto per il gruppo Unipol -, ci siamo attivati, consapevoli  del ruolo sociale e delle responsabilità nei confronti di milioni di persone,  per promuovere  un percorso di conoscenza  rivolto in particolare alle persone più vulnerabili e alle loro famiglie, sostenendole nel prevedere, prevenire, collaborare e aiutarsi vicendevolmente, per accrescere la consapevolezza del rischio da parte di ogni cittadino maturo.  La promozione dei comportamenti di prevenzione e di protezione dal rischio del gioco d’azzardo è un impegno che il Gruppo si è assunto e che indirizzerà lo svolgimento delle proprie attività nel tempo.  Si tratta di promuovere azioni e approfondire conoscenze cruciali per i cittadini di oggi e di domani che si legano a valori,  quali la responsabilità, solidarietà e lungimiranza, costituitivi dell’identità del Gruppo Unipol”.

In questa condizione ci sono lavoratori, pensionati e, purtroppo, sempre più giovani. La situazione non può lasciare indifferenti i sindacati. “La situazione pericolosa in cui vivono molti dei nostri pensionati – fanno sapere le segreterie di CGIL CISL UIL e delle categorie dei pensionati – ci ha spinto a avviare alcuni protocolli e azioni volte a informare e formare i nostri delegati nell’individuare situazioni a rischio. Anche tra gli attivi, comunque, la situazione non è meno graveDai risultati di un recente studio è emerso che sempre più giocatori problematici hanno ottenuto la cessione del quinto sullo stipendio, prestiti da società finanziare o da privati, spesso senza che i parenti sappiano qualcosa, mettendo a rischio la sicurezza di tutta la famiglia” .

Da parte dell’amministrazione comunale esiste la consapevolezza che l’Ambito territoriale di Bergamo è secondo solo a quello di Milano per numero di giocatori “trattati” dai servizi pubblici. “Il consumo di gioco pubblico d’azzardo ufficialmente registrato nella provincia di Bergamo – aggiunge Maria Carolina Marchesi, assessore alle politiche sociali a Palazzo Frizzoni –  è passato da 356 milioni e 790 mila euro a 1 miliardo e 573 milioni di euro nel giro di pochi anniIl mercato del gioco pubblico d’azzardo ha trasformato gli italiani da popolo di piccoli risparmiatori, qual era, a dissipatori di massa, il che è avvenuto, e sta avvenendo, non senza drammatici rivolgimenti. Quotidianamente si può fare l’esperienza di vedere capannelli di concittadini che impegnano e sacrificano ampie porzioni del proprio tempo e del proprio denaro per tentare la sorte. Gli ambiti in particolar modo aggrediti sono la salute pubblica, il risparmio famigliare, l’economia municipale, la sicurezza urbana. In uno scenario di questo tipo, è evidente come il giocatore “problematico” viva la propria condizione stando su un piano inclinato ad alta vischiosità, dove lo scivolamento verso l’inquadramento clinico di giocatore “patologico”, in mancanza di correttivi, apparirebbe inarrestabile”.

Qui vuole inserirsi il progetto “Per gioco, non per azzardo” garantendo un’opportunità di assistere a una conferenza spettacolo che possa aiutare i sindacalisti e i cittadini che vorranno partecipare (l’ingresso è libero e gratuito)a indentificare “casi sospetti” e aiutare l’amico, il collega o il parente a riconoscere un comportamento a rischio e indirizzarlo verso i servizi più adeguati. È nostra intenzione fare tutto il possibile per aumentare la sensibilità del territorio rispetto a un problema che può essere affrontato solo con un impegno trasversale – dichiara Mara Azzi, direttore generale di Ats Bergamo – . Purtroppo, il gioco d’azzardo patologico colpisce tutti: non esistono limiti di età per chi gioca, né differenze di estrazione sociale e culturale. Emerge chiaramente dagli studi fatti fino ad ora che sono numerosi i problemi connessi a questa patologia. Per questo dobbiamo smettere di chiamarlo “gioco” e intervenire concretamente per mettere all’angolo le tentazioni del gioco d’azzardo. Abbiamo già fatto molto, ma possiamo fare di più se lavoriamo insieme, come in questa iniziativa”.

Scarica la locandinaPartecipata all’evento

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