La Cisl Bergamo contro il caro rette dei centri estivi

La Cisl Bergamo contro il caro rette dei centri estivi

In una provincia che denuncia la perdita di 6.000 posti di lavoro in due mesi, l’esplosione della cassa integrazione, la fatica della ripresa soprattutto per genitori di bambini in età scolare, la raccolta di decine di migliaia di bonus spesa, la strutturazione dei costi per la riapertura dei CRE suona come un affronto, e delinea la chiara possibilità di un accesso elitario, basato sul censo e, di fatto, sull’origine dei genitori, alla faccia dei tanti propositi di inclusione e aggregazione”.

Lo sfogo del Segretario organizzativo Cisl Bergamo Mario Gatti è successivo alle prime indiscrezioni sulle modalità di iscrizione ai centri estivi di città e provincia, da tempo individuati e richiesti come prima ricetta per aiutare le famiglie a riprendere un quotidiano che epidemia e lockdown hanno ridotto sostanzialmente agli arresti domiciliari.

Giugno avrebbe dovuto essere il mese della nuova liberazione: per i bambini dalle ore passate al computer per lezioni a distanza e i compiti; per i genitori (le madri, soprattutto) dal doppio ruolo di mamma e maestra. Invece, per molte famiglie sarà impossibile muoversi alternativamente. I posti a disposizione sono meno del necessario e i costi delle strutture che apriranno aumentati di molto (a volte raddoppiati), per effetto delle norme sulla sicurezza che prevedono alti costi del personale dovuti al rapporto fra educatori e minori. È facile prevedere che a queste condizioni non ci sarà la fila all’ingresso. Non tutti, infatti, potranno permettersi di pagare le nuove rette, che a oggi equivalgono a uno stipendio medio alto.

L’Inps, in occasione delle previste riaperture, ha confermato la possibilità di utilizzare il voucher baby sitter per i campi estivi. La norma prevede che possano fare domanda per il voucher baby sitter nei centri estivi i genitori di minori di 12 anni, entrambi lavoratori  (anche se autonomi o iscritti alla gestione separata delle casse professionali) al momento della presentazione della domanda. A chi ha già usufruito del bonus baby sitter nella prima fase dell’emergenza sarà riconosciuto solo l’importo residuo spettante dopo aver scalato quanto già percepito.

Tra le cause di esclusione, invece, segnaliamo che il bonus non è erogabile a chi ha già usufruito del congedo parentale per covid-19. Il bonus, inoltre, non può essere fruito per gli stessi periodi per i quali è stato effettuato il rimborso del bonus asilo nido dell’Inps. L’importo massimo erogabile è di 1.200 euro a famiglia ma può arrivare a 2.000 per i figli del personale sanitario o delle Forze Armate.

Sembrerebbe, dunque, che oltre la metà delle famiglie bergamasche non potranno accedere nemmeno a questa forma di sostegno.

In provincia di Bergamo, in circa 95.000 famiglie, ci sono 57mila bambini fino ai 5 anni e 103.000 ragazzi tra i 6 e i 14 anni, età scolare per la quale, se non si interviene sulle rette dei CRE,  fino a settembre è prevista la «reclusione» tra le mura domestiche.  “Servono strumenti adeguati per impedire che il conto sia tutto sulle spalle delle donne – continua Gatti -. Una politica per la famiglia deve tener conto delle esigenze delle famiglie. Nella prima fase di emergenza, infatti, sono già state utilizzate ferie, permessi e congedi: senza un intervento calmierante dei prezzi, è quasi scontato che sarà la mamma a dover rinunciare allo stipendio se non al posto di lavoro, dal momento che nella maggioranza dei casi è quello maschile il trattamento economico migliore all’interno della famiglia

Da qui, il segretario Cisl Bergamo chiede che i Comuni “considerino alcune priorità sulle quali intervenire, con forme adeguate di sostegno, favorendo le diverse  fragilità  delle famiglie e delle persone (disabilità, povertà, mono genitorialità e famiglie colpite da lutto per covid)”.

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