Si è tenuta oggi al Tribunale di Bergamo l’udienza preliminare del processo che vede imputato il cuoco di un bar del centro città per il reato di molestie e violenza sessuale commesso ai danni di una collega di lavoro due anni fa. Al termine dell’udienza l’imputato è stato rinviato a giudizio davanti al Collegio per il prossimo 2 luglio 2020.
Fisascat Cisl Bergamo, sindacato al quale la donna è iscritta, assistita dall’avvocato Maria Grazia Sangalli, ha chiesto di essere ammessa quale parte civile, nel procedimento, quale soggetto direttamente danneggiato dalla condotta, anche con il suo servizio “Forza Fragile”. La richiesta è stata accolta dal GUP, insieme a quelle avanzate dalla persona offesa e della Consigliera di parità della Provincia di Bergamo Isabel Perletti, entrambe difese dall’avvocato Miriam Campana.
“Si tratta di un risultato storico e molto positivo – commenta Alberto Citerio, Segretario Generale Fisascat Cisl Bergamo – : per la prima volta è riconosciuto che la condotta penalmente rilevante si è posta anche in contrasto con il preciso fine statutario del nostro sindacato, promuovere e sostenere una politica sindacale che realizzi le pari opportunità, la tutela e la dignità della persona sul luogo di lavoro”.
“La costituzione di parte civile – aggiunge Citerio – consentirà a Fisascat, una volta accertata la penale responsabilità del cuoco, di chiedere il risarcimento dei danni sia morali che patrimoniali ,per la copiosa attività di assistenza e sostegno alla vittima svolta per svariati mesi dopo i fatti”.
La storia “scoppia” a inizio ottobre del 2017. “Dieci donne hanno preferito lasciare il lavoro piuttosto che continuare a lavorare in un’azienda e con colleghi che non conoscono le regole basi del rispetto, per non dire del codice penale – raccontava Citerio, nel presentare la vicenda. Secondo i racconti che le lavoratrici fornirono, da parte di uno dei colleghi del locale vi sarebbero state delle avance sempre più insistenti, “non richieste né gradite”, sfociate poi nella violenza sessuale vera e propria denunciata da una di loro. Sempre secondo le lavoratrice, a nulla sarebbero valse le richieste di aiuto rivolte ai titolari del locale.”
In provincia di Bergamo sono circa 200.000 le donne che lavorano. Se si ritiene a buon diritto che in generale una donna su tre riceva atteggiamenti discriminatori, nel mondo del lavoro questa emergenza riguarderebbe quasi 70.000 lavoratrici, un vero e proprio esercito, spesso senza armi per potersi difendere. Una condizione, nel caso del lavoro, amplificata dalle percentuali di dirigenti maschi in rapporto alla quota femminile: una situazione di subordine che porta sempre più spesso a sopportare, tollerare e sicuramente subire il ricatto della violenza (verbale, fisica, psicologica) per paura di perdere il lavoro e la conseguente sicurezza economica.
“Di fronte ai ripetuti episodi di violenze agite nei luoghi di lavoro nei confronti soprattutto di donne – conclude il Segretario Generale della Fisascat Cisl Bergamo -, il sindacato non può sottrarsi dal prendere posizione e dal sentirsi pienamente coinvolto nel cercare soluzioni contro quello che sembra ormai una triste consuetudine”.