Non decolla la trattativa sulla Sanità privata. Dopo tredici anni di mancato rinnovo contrattuale e diciassette lunghi estenuanti mesi di trattativa, gli esecutivi nazionali confederali di FP CGIL, CISL FP e UILFPL hanno dichiarato l’interruzione delle trattative e la proclamazione dello stato di agitazione generale. I sindacati hanno scritto una lettera alle controparti AIOP (Associazione italiana ospedalità privata) e ARIS (Associazione religiosa istituti socio-sanitari), denunciando l’indisponibilità delle controparti a garantire le risorse economiche adeguate al rinnovo del contratto, scaduto da ben 13 anni e che riguarda circa 300 mila lavoratrici e lavoratori. Le strutture sanitarie private (670 nella sola Lombardia, con 50 mila addetti impiegati) erogano il 47% delle prestazioni sanitarie, in convenzione con la Regione, di diagnosi e cura. FP CGIL, CISLFP e UIL FPL spiegano che tutte le azioni di lotta sindacale verranno prese in considerazione e che il confronto ripartirà solo nel caso in cui le condizioni subiscano una modifica nella direzione auspicata.
Le tre sigle hanno scritto anche al Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, per comunicare l’interruzione della trattativa e chiedere un incontro urgente. “Come lei sa bene – scrivono i sindacati – non è più sostenibile una situazione che vede l’erogazione di prestazioni che rientrano nei LEA, fatta a discapito delle professioniste e dei professionisti che quotidianamente operano nelle strutture della sanità privata. Riservandoci conseguentemente ogni azione sindacale a tutti i livelli, le chiediamo un incontro urgente”.
“La grande beffa, oltre il danno è davvero troppo!”, sbotta Caterina Dezio, segretaria CISL FP di Bergamo. “La rigida e inflessibile posizione di ARIS e soprattutto di AIOP a non voler quantificare le risorse economiche disponibili da impiegare sul rinnovo contrattuale, pretendendo che per lo stesso rinnovo del contratto debbano essere utilizzati finanziamenti “freschi”, quindi nuovi e in più, elargiti da parte delle Regioni che i soldi li prendono grazie ai ticket che pagano i cittadini, è una vergogna! Stiamo parlando di “pura” imprenditoria privata sostenuta da contributi pubblici: una grande irresponsabilità da parte loro! Il profitto di queste strutture private convenzionate deve garantire e camminare “allo stesso passo” e “allo stesso ritmo” con il rispetto del lavoro, della dignità e dei diritti e dei lavoratori. Lavoratori professionisti e professionali costretti a operare con carichi di lavoro insostenibili e turni massacranti; lavoratori che non hanno un requisito in meno rispetto agli stessi che operano nelle strutture pubbliche. Stiamo davvero creando sempre di più, un divario incolmabile oltre che di tipo salariale anche dal punto di vista del diritto e dei diritti. Tutto questo è inaccettabile”.
In provincia di Bergamo operano tanti e importanti gruppi ospedalieri che investono in continuazione in strutture, che mettono in campo tutte le strategie di marketing per ampliare la loro offerta sul territorio; “Non possono non mantenere fede al loro impegno preso con i lavoratori, – conclude Dezio – .Rischiano di diventare i “nuovi poveri”; delusi dall’ennesima battuta di arresto; umiliati dal non vedersi riconoscere il loro impegnativo lavoro e la loro grande responsabilità”.