Emergenza case popolari a Bergamo

Una grande manifestazione per sollevare nuovamente il problema delle case popolari e della situazione in cui versa ALER. È questa l’intenzione dei sindacati degli inquilini di CGIL CISL UIL regionali per l’iniziativa in programma mercoledì 22 aprile (volantino) davanti al palazzo della Regione, in Piazza Città di Lombardia. 

È ormai evidente – si legge in un comunicato unitario di SUNIA SICET e UNIAT – che sulla crisi finanziaria e gestionale dell’edilizia pubblica in Lombardia ci sono state gravi responsabilità della politica regionale, a causa di leggi e scelte sbagliate, del mancato controllo sulle ALER da parte della stessa regione Lombardia in merito, agli investimenti mal indirizzati.(esempio: vedi iniziativa immobiliare in Libia da parte dell’ ALER Milano. La politica dell’aumento dei canoni e della vendita degli alloggi di Regione Lombardia è fallita e la dimostrazione concreta è nei bilanci delle ALER”.

A Bergamo questa situazione ha già creato nel passato momenti di tensione, e  tutt’ora la situazione è al limite del collasso abitativo. In città ci sono 200 alloggi sfitti, ma non affittabili perché in attesa di manutenzione. E in città sono800 le famiglie in attesa di una casa popolare. 4000 in tutta la provincia.

“L’ALER – ci informa Roberto Bertola, segretario provinciale di SICET CISL – dispone in tutta la bergamasca di 7000 alloggi, di questi 3000 sono a Bergamo. Si può ipotizzare che la dotazione delle case popolari di proprietà dei comuni della provincia ammonti almeno alla stessa cifra”. Come si può notare da questi numeri il differenziale di fabbisogno di nuovi alloggi popolari che mancano per il 2015 è pari a 4800. “Il problema vero, però, è che se non si sbloccano i fondi Strutturali Nazionali disponibili, depositati presso la cassa depositi e prestiti il problema non si risolve. Bisognerebbe fare una rivoluzione copernicana: smettere di costruire ma acquisire tutto il costruito e invenduto che dal 2008 a oggi  ha cambiato il panorama della nostra provincia. Molte costruzioni, infatti, appartengono a imprese fallite. In provincia c’è un grande patrimonio di invenduto. Sarebbe opportuno che il Fondo per le infrastrutture Lombardo si metta a acquistare questo invenduto”.

Altro fronte quello delle amministrazioni locali. “Molti comuni non aprono il bando per le assegnazioni, perché preferiscono lasciare le case popolari libere per aprire il business delle vendite. Ma dal 2008 in poi tutti i piani di alienazione dei comuni, come di quello di Bergamo, sono miseramente falliti, come pure tutti i piani case dei governi dal 2005 a oggi”.

Quello che chiediamo – continua Bertola – , tra le altre cose, è che vengano anche rimodulati i canoni di locazione al ribasso adeguandoli ai redditi netti dei nuclei familiari”. Sull’emergenza sfratti, in provincia di Bergamo, non si è mosso nulla dal 2014. “ I finanziamenti, alquanto sporadici da parte de Comuni per affrontare l’emergenza sfratti sono insufficienti e l’istituto delle morosità incolpevole, istituito lo scorso anno, non ha ancora concluso l’iter dei trasferimenti delle risorse finanziarie previste ai Comuni. La tensione abitativa a Bergamo è per buona parte nascosta, tanti casi di rilascio alloggio non arrivano in tribunale.  Anche in questi casi – conclude il segretario di SICET -, comunque il peggior nemico è il tempo: serve che regole e finanziamenti siano applicati e usufruibili da subito, per evitare che molte situazioni si incancreniscano”.

La manifestazione organizzata da CGIL CISL UIL regionali, con i Sindacati degli inquilini, delle lavoratrici e dei lavoratori delle ALER, dei pensionati e degli edili , in programma mercoledì 22 aprile, dalle ore 15, servirà quindi per chiedere al governo regionale di riprendere subito il confronto e di avviare un’azione immediata per definire un nuovo modello delle politiche abitative, incrementando gli alloggi sociali da rendere disponibili con canoni economicamente sostenibili dagli inquilini.

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