Non accontentarti dell’orizzonte, cerca l’infinito

Non accontentarti dell’orizzonte, cerca l’infinito. Così, Jim Morrison, cantautore rock, icona della rivoluzione dei costumi degli anni 60′, così noi, pur all’interno di un quadro sociale e politico decisamente diverso. Se, infatti, ci fermassimo all’orizzonte, vedremmo solo intemperie: la crisi non ha reso molto fragile solo il tessuto economico ma, anche e soprattutto, la coesione sociale. Le politiche di rigore praticate fino ad oggi, secondo tutti gli economisti più celebri e avveduti, metteranno in ginocchio i paesi più deboli e, tra questi, il nostro. 

Una lettura interessante di questa situazione ci viene offerta da un illustre intellettuale statunitense, Noam Chomsky, in “Sistemi di potere” in cui afferma “[…] E’ difficile immaginare una ragione per spiegare questo comportamento che non sia il conflitto di classe. L’effetto di tali politiche è indebolire lo stato sociale e indebolire i lavoratori. Va bene per i banchieri, per gli organismi finanziari, ma è un disastro per la popolazione”.

E il tentativo da parte del governo di emarginare i corpi intermedi, e tra questi il sindacato, va proprio in questa direzione. Il rapporto Censis, che ogni anno fotografa lo stato di salute del nostro paese, ci parla, con una mirabile sintesi di rara efficacia, di una popolazione che vive la solitudine, la vulnerabilità, la paura, ma anche il cinismo, cioè l’indifferenza verso la morale condivisa, e, soprattutto, l’inazione dovuta per lo più al timore del futuro. Tutti sono frenati dall’idea di poter ritrovarsi, da un momento all’altro, a far parte del mondo dei “caduti”, di quanti si ritrovano senza reddito, senza garanzie sociali e senza quella dignità fondamentale per riconoscersi in una comunità. Purtroppo la politica sembra essere distratta da questa “situazione di guerra” in cui si ritrovano milioni di persone: per questo è opportuna una profonda riflessione al fine di evitare che il disagio che si sta vivendo in questo lungo periodo sia facile preda della sterile polemica e della demagogica propaganda. 

Ancora una volta, allora noi, sollecitati anche dei saggi inviti rivolti a tutti sia dal nostro papa Francesco, sia dal nostro Presidente della Repubblica, vogliamo ribadire con forza la nostra filosofia di sempre: la necessità del dialogo quale unico antidoto ai populismi di varia natura, la necessità di un ritorno alla comunicazione e ad un ascolto vero, ad una nuova concertazione che, nella distinzione dei ruoli, punti alla ricostruzione della coesione sociale per rispondere alla stringente necessità di allontanarci dalle secche di questo squallido orizzonte. Ci permettiamo di suggerire, perciò, al nostro governo, un testo del XVII secolo che contiene degli illuminanti consigli ai politici d’ogni epoca. Si tratta di riflessioni che costituiscono il Breviario dei politici del Card. Mazzarino, reggente di Francia durante la minore età del Re Sole. In particolare, il machiavellico cardinale scrive:

1) Non creder punto a chi di leggieri gran cose promette, perchè è mentitore, e fallace.
2) Non metter mai le mani a più lavori: poiché niun plauso raccoglierai dal far molte cose; ma sì bene dal perfezionarne una sola: e in ciò chiamo per testimonio l’esperienza.

Basta, dunque, promesse faraoniche e affrontiamo i problemi secondo una scala di priorità. All’apice di questa scala c’è il lavoro che certamente non si crea per decreto legge ma con importanti investimenti e con una formazione delle risorse umane volta allo sviluppo delle necessarie competenze funzionali sia all’evoluzione dei profili professionali richiesti dalla società post industriale, sia all’acquisizione dei diritti di cittadinanza. A tale proposito esplicitiamo la nostra soddisfazione per l’apertura di un “cantiere” di incontri ravvicinati (metà gennaio) nei quali, finalmente, grazie alle mobilitazioni indette dalle organizzazioni sindacali, si potrà riavviare quel confronto, da tempo auspicato e richiesto, per ricollocare al centro dell’attenzione del Governo i problemi della scuola e del suo personale per il quale abbiamo chiesto e chiediamo gli opportuni, oltre che doverosi, riconoscimenti economici e sociali. Il tavolo di discussione, richiesto dalla CISL SCUOLA e accolto dal Governo, riguarda i seguenti punti:

1) la carriera che dovrà essere, diversamente dalla proposta avanzata dal Governo nel documento ministeriale sulla “Buona scuola”, costruita con un mix tra merito e anzianità di servizio;
2) la rivisitazione delle norme contrattuali in modo da favorire una reale autonomia delle scuole;
3) l’organico aggiuntivo che consenta la copertura effettiva di tutta l’attività didattica in modo che la scuola possa rispondere alla missione di favorire lo sviluppo delle competenze professionali collegate ai rispettivi profili;
4) la stabilizzazione del personale docente e ATA attraverso una proposta politica volta ad evitare il continuo contenzioso.

La Cisl Scuola di Bergamo-Sebino B.sco ha organizzato momenti di formazione e confronto che hanno registrato una attenta e qualificata partecipazione di tutto il personale scolastico (dal personale ATA, docenti e dirigenti scolastici). I risultati del questionario elaborato, che saranno pubblicati dopo le vacanze natalizie, e il documento di analisi e proposte che lo hanno accompagnato, sono stati apprezzati dai vertici nazionali, regionali e territoriali che guardano con attenzione il laboratorio bergamasco. Sperando che il prossimo incontro con il Governo avvii un nuovo corso alle relazioni con l’esecutivo, auguro a tutto il personale della scuola un Buon natale e un 2015 aperto alla realizzazione delle nostre attese e di quelle di quanti, oggi, si trovano a vivere condizioni di emarginazione e di precarietà.

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