Le politiche attive fanno Gol in formazione e riqualificazione

piano attuativo GOL

Quello che vogliamo sperare è che non si tratti dell’ennesima falsa partenza. Il tema delle politiche attive del lavoro, anche in una realtà come quella bergamasca, dove il tasso di disoccupazione è da sempre fisiologico (3.5%), rimane un’esigenza e una materia sulla quale la CISL da sempre si spende per la sua diffusione, la massima possibile”.

Così, Danilo Mazzola, segretario Cisl Bergamo, ha dato il via al convegno sul piano attuativo GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori), destinato a circa 3 milioni di cittadini italiani entro il 2025. Tra questi, donne, disoccupati di lungo periodo, disabili e under 30, oltre a  800.000 destinatari di percorsi di formazione professionale, di cui almeno 300.000 inseriti in percorsi finalizzati all’ottenimento di competenze digitali. Lo stanziamento nazionale complessivo per GOL ammonta a € 4,4 miliardi più € 600 milioni per il sostegno al Sistema Duale. Per la Lombardia, gli obiettivi sono il coinvolgimento di quasi 70mila persone, per le quali, nel solo 2022 sono stati messi a disposizione  oltre 100 milioni di euro.

Noi dobbiamo partire dal presupposto – ha continuato Mazzola – che anche Bergamo ha una fascia di persone in difficoltà, che percepiscono il reddito di cittadinanza (quasi 7000 in capo ai CPI), persone da accompagnare con particolare attenzione e alle quali una opportunità deve essere concessa. (riforma dei tirocini extracurriculari rivolti ai soggetti con difficoltà di inclusione sociale). Come per il 51% dei lavoratori, su un totale di 15.130, che nel 2020 hanno rilasciato la DID (dichiarazione immediata disponibilità) ai nostri CPI, e dopo 1 anno non hanno trovato lavoro. (mentre 3548 entro sei mesi e 3828 entro 12 mesi).   In tale senso quando parliamo di politiche attive nella nostra provincia, è necessario anticipare quanto un mercato del lavoro propone, che vada oltre l’emergenza di chi oggi è alla ricerca di lavoro, e che può divenire una opportunità di inserimento lavorativo o di aggiornamento professionale al passo con l’evoluzione tecnologica”.

Il convegno di questa mattina nella sala dei riformisti della sede CISL di Bergamo ha voluto puntualizzare il ruolo del sindacato nella promozione del piano attuativo GOL, attraverso la valorizzazione di tavoli territoriali. Nonostante Bergamo sia un territorio di eccellenza, infatti, gli strumenti di politica attiva oggi disponibili sono ancora ampiamente sottoutilizzati. Con il nuovo piano GOL, ci saranno regole e strumenti molto più semplici, snelli, stabili nel tempo basati sull’esperienza fatta in Lombardia in questi anni, con la Dote Unica Lavoro. Al convegno hanno portato il loro contributo Elio Montanari (estensore di una ricerca sui dati occupazionali a Bergamo, Pietro Antonio Varesi (docente di Diritto del Lavoro all’Università del Sacro Cuore) e Elisabetta Donati (dirigente dei Centri per L’impiego della Provincia di Bergamo)

La nostra struttura manifatturiera sta cambiando – ha precisato Mazzola -. La forte presenza di aziende che lavorano per l’automotive ci impegnerà in processi di riorganizzazione significativi con l’abbandono del motore termico. Senza dimenticare l’importante processo di digitalizzazione che subirà in tempi rapidi il settore dei servizi e del commercio. Se guardiamo alle oltre 120 mila persone avviate al lavoro a Bergamo nel 2021, per il 65%  gli ingressi hanno riguardato figure medio alte, per il 45% nel settore commercio e servizi e per il 20% nell’industria e costruzioni. Una rete efficiente di politiche attive è resa necessaria dalla bassa natalità che coinvolge anche la nostra provincia, con la necessità di aumentare il tasso di occupazione femminile e dei giovani (in particolare NEET che nel 2020 sono passati al 21% della popolazione tra 15 e 29 anni, contro il 18,3% nel 2019 );  dall’esigenza che la nostra economia ha nel dare lavoro agli immigrati, inserendoli in percorsi di formazione che li veda oltre che professionalmente preparati anche integrati nel nostro territorio; dalla grave difficoltà occupazionale che vive il sud del nostro paese, con le persone che si spostano alla ricerca di un lavoro regolare e dignitoso”.

I territori provinciale e regionale sono stati profondamente colpiti dagli effetti dell’emergenza sanitaria, anche a livello occupazionale e produttivo. Occorre accompagnare la popolazione colpita dalla crisi, ha evidenziato il dibattito, offrendo un ventaglio di misure integrate per favorire opportunità di lavoro di qualità e una formazione permanente durante tutto l’arco della vita lavorativa. In questo contesto, è necessario affrontare la sfida rappresentata dal rilancio dell’occupazione, intervenendo sull’adattamento delle competenze dei lavoratori per rispondere ai nuovi trend di sviluppo e alle trasformazioni del sistema produttivo, che richiedono competenze nuove e diversificate.

Nell’ambito delle politiche attive, sono prioritari gli investimenti volti a sostenere l’adattamento ai cambiamenti di imprese e lavoratori, attraverso investimenti per l’accompagnamento alla riqualificazione e il miglioramento delle competenze delle persone, al fine di garantire a tutti la possibilità di acquisire nuove competenze trasversali e professionali, necessarie per rispondere alle transizioni in atto, in primo luogo la duplice transizione ecologica e digitale.

A Bergamo da una ricerca effettuata dall’osservatorio provinciale, e relativa alle professioni avviate al lavoro nel 2020, le professioni medio alte sono state 24.448 con il 41% di esse a tempo indeterminato, mentre le professioni basse sono state 79.643 con il 20% a tempo indeterminato. “Il lavoro professionale è garanzia di stabilità!”.

Per la CISLha detto Francesco Corna, segretario generale di Bergamonessuno deve essere escluso e nessuno dovrebbe accontentarsi dei sussidi. La riorganizzazione delle Politiche attive deve mettere in condizione chiunque  di rimanere coinvolto nel mondo del lavoro. Devono servire a far aumentare le professionalità, valorizzando la risorsa maggiore del sistema che rimangono le persone. Ora si creino tavoli provinciali, dotati di banche dati usufruibili a ogni livello, che permettano l’intervento immediato nei confronti di qualsiasi lavoratori che si trovi in difficoltà, come dei giovani che necessitino di indicazioni formative, con l’ente pubblico che gestisca il sistema, anche appoggiandosi a privati accreditati. Quelli che dobbiamo aiutare noi sono quali che hanno meno mercato, ma i più bisognosi non vanno certo abbandonati. Ora ci sono le risorse, si deve passare dalla teoria alla pratica”.

Nella situazione del mondo del lavoro lombardo, e anche bergamasco, tutto va riportato alla rete degli attori del territorioha concluso Enzo Mesagna, segretario regionale CISLserve una sinergia complessiva per aggredire il tema, occorre la vicinanza dei servizi e investimenti che vadano nella direzione che la situazione richiede, nell’ottica di una forte governance territoriale. I soldi ci sono, adesso cerchiamo le intelligenze necessarie”.

 

 

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