In provincia di Bergamo sono oltre 20.000 i lavoratori che seguono con il fiato sospeso l’iter di approvazione della legge delega sugli appalti. Si tratta di addetti nel socio assistenziale, nelle RSA e nelle cooperative di tipo B, vigilanza armata e servizi fiduciari. Per la grande maggioranza si tratta di donne, con contratti il più delle volte bloccati da part time anche di poche ore settimanali e con una media di stipendio sotto i 1.000 euro. Lavoratori per i quali, sempre più spesso, ogni cambio di appalto potrebbe significare anche la perdita del pur misero impiego.
Il Senato, nei giorni scorsi, ha licenziato il testo inserendo un pericoloso arretramento, con la messa in discussione della clausola sociale che mette a rischio i posti di lavoro. Nonostante molti aspetti positivi della norma, infatti, il testo contiene una disposizione negativa e grave che vanifica l’effetto di tutto quanto fatto, e cioè la facoltà di non inserire le clausole sociali nei bandi di gara, che, se confermata, metterebbe in discussione la tutela occupazionale negli appalti di servizi, costituendo un incomprensibile passo indietro di sei anni. Tutto ciò avrà ricadute pesantissime per il milione di lavoratrici e lavoratori che a livello nazionale opera negli appalti di servizi ad alta intensità di manodopera.
“La norma va cambiata”, dicono a gran voce e unitariamente i sindacati di categoria. Anche a Bergamo, FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL, UILTUCS UIL e UIL TRASPORTI hanno infatti allertato le istituzioni territoriali per un intervento sul DL Appalti e al ripristino dell’obbligo della clausola sociale nei bandi per gli appalti di servizi.
“Non è ammissibile – sostengono i segretari generali dei sindacati del terziario, Mario Colleoni, Claudia Belotti, Anila Cenolli e Giacomo Ricciardi – che il decisore politico, con la “giustificazione” della semplificazione, depotenzi regole importanti e liberalizzi a danno delle lavoratrici e dei lavoratori e nell’interesse delle imprese. Anche a livello territoriale, le nostre categorie saranno impegnate a mettere in campo tutte le iniziative volte a presidiare i risultati raggiunti nell’assetto normativo attuale, a partire dalla conferma dell’obbligo di inserimento della clausola sociale negli appalti ad alta intensità di manodopera”.
Nei prossimi giorni il testo approderà alla Camera.
“La nostra richiesta – concludono i sindacalisti – è che la Camera ripristini l’obbligo dell’inserimento delle clausole sociali nei bandi. Solo cosi si può impedire che ogni cambio di appalto si trasformi in perdita di posti di lavoro e di reddito per di migliaia di lavoratrici e lavoratori, occupati in servizi essenziali di pubblica utilità per il settore sanitario, per le scuole e più in generale per la collettività”.
A Bergamo e provincia, i settori interessati con il maggior numero di dipendenti sono il Socio assistenziale con 16.000 addetti, le pulizie e multiservizi, con oltre 4.000, i servizi di vigilanza con 1.500, la ristorazione collettiva con 1.200.