Roberto Bertola rieletto segretario generale del Sicet Bergamo

Roberto Bertola rieletto segretario generale del Sicet Bergamo

Roberto Bertola è stato confermato segretario generale del SICET CISL di Bergamo. Il nono Congresso del Sindacato Inquilini di via Carnovali ha infatti rinnovato l’incarico al leader uscente, giunto al suo terzo mandato. Un Congresso che si apre con una situazione che ha visto accavallarsi gli esiti di una crisi economica, poi pandemica e adesso politico-militare, condizioni non certo ottimali per fornire risposte alle situazioni di disagio.

La crisi economica, finanziaria e pandemica – precisa Bertola nella sua relazione – ha provocato una forte tensione abitativa, che affonda le proprie radici nelle difficoltà reddituali di una quota della popolazione esclusa o marginalizzata dai processi produttivi e di accumulazione, che non è riuscita e non riesce ad intercettare le reti di protezione sociale e relazionali in grado di innescare processi di inclusione. È una crisi che ha finito con il manomettere il diritto costituzionale e sociale alla casa, relegando il settore dell’affitto in una posizione residuale del mercato immobiliare e, determinando un diffuso peggioramento delle condizioni abitative ed un allargamento delle aree sociali del disagio, della è povertà e del rischio abitativo.  Alcuni diritti dei lavoratori ritenuti universali conquistati con le lotte sindacali, rischiano di non poter essere esercitati da tanti lavoratori, pensionati e inquilini, e qui, la necessità del Sindacato di ottenere tavoli di confronto con le istituzioni politiche e amministrative per ottenere risultati a salvaguardia dai ridimensionamenti drastici a quelle tutele sociali già compromesse dalla copertura universalistica”.

Nel corso degli anni – ha continuato Bertola – la condizione di povertà è peggiorata per le famiglie numerose con figli, soprattutto se minori, e per le famiglie con anziani. Dai rilievi sulla formazione dei nuclei familiari in Provincia di Bergamo, risulta quasi un quarto della popolazione con un età maggiore di anni 65 (pari al 26% che diventa il 25% se si esclude la popolazione straniera). Il 46% delle famiglie a ottobre 2019 era formato da realtà monogenitoriale, il 35% da famiglie con prole (nel 2019 era del 39%), il 19% è composto da coppie senza prole. In aumento le famiglie composte da un solo genitore (nella maggior parte dei casi la mamma ) e un figlio, situazioni che si creano dopo una separazione o divorzio”.

Nell’analisi del SICET CISL, un aspetto particolare della crisi che va oltre il livello di disagio abitativo è quello delle persone senza dimora. La perdita di un lavoro si configura come uno degli eventi più rilevanti del percorso che conduce alla condizione di senza dimora, insieme alla separazione dal coniuge e/o dai figli e, con un peso più contenuto, alle cattive condizioni di salute. A Bergamo, la Caritas Diocesana ha dichiarato che nel corso del 2019 ha dato ospitalità a circa 600 persone, nel 2020 sono salite a 1.200 e nel 2021 hanno raggiunto il numero di 1.400 persone.

Tra i giovani, solo 1 su 4 è riuscito a trovare casa e a mettere su famiglia. Non vi sono dubbi che in testa ai freni per l’autonomia dei ragazzi italiani vi sia il caro alloggio.  Da una ricerca SICET risulta che il 63% dei giovani vive in locazione mentre il 37% è in una abitazione in proprietà.  Sulla quota di chi è in affitto, il 55,82% ha un contratto registrato. Per quasi il 6% il contratto non è registrato e oltre il 38% è senza un contratto d’affitto scritto. Rispetto al tipo di soluzione abitativa, i 2/3 vivono in un alloggio: appartamenti e case singole.

Per quanto riguarda i prezzi degli affitti rilevati, il minimo è 450 sino ad un massimo di 1.320 euro al mese.  Le rate mensili di mutuo vanno da un minimo di 360 euro ad un massimo di 780 euro. Mentre il dato medio indicato da chi ha un lavoro quasi stabile è tra i 700 e i 1.200 euro al mese. “È evidente – sottolinea Bertola – la forte divaricazione tra redditi e spesa per la casa.  Servirebbe ampliare lofferta di alloggi in affitto nel settore delledilizia residenziale pubblica con bandi speciali per i giovani che conciliano al meglio il livello dei salari con la precarietà e la mobilità che caratterizza molte delle nuove attività”.

La fragilità abitativa viene ben delineata nel quadro della domanda pubblica presente nei comuni italiani. Si tratta di soggetti, non più in grado di sostenere il mercato privato, che scivolano nell’area dell’emergenza tramite gli sfratti. Vi è un dato comune tra le domande elaborate dal SICET e da Federcasa per l’accesso all’assegnazione delle casa pubblica. Un numero elevato che rappresenta oltre il 13% dei nuclei in affitto e il 2,7% sul totale delle famiglie. Si tratta di un dato che sottostima la domanda, a causa dell’assenza di assegnazioni,  (vedi quei circa 250 alloggi popolari destinati per canone sociale nella Provincia di Bergamo, pronti per l’assegnazione da oltre 5 anni e non ancora assegnati) e che alimenta negli aspiranti assegnatari in stato di bisogno la sfiducia in un sistema di stato sociale abitativo non più efficace ed in via di estinzione e quindi non ripresentano la domanda per l’assegnazione della casa popolare. Per Bergamo e Provincia le domande valide per l’assegnazione nel corso del 2021 sono state 6.400, mentre quelle assegnate sono poco più di 550 unità.

A livello nazionale i provvedimenti esecutivi di sfratto emessi nell’anno 2020 sono in totale 63.846. Nel periodo in esame, le richieste di esecuzione presentate all’Ufficiale Giudiziario sono state 123.914 e gli sfratti eseguiti sono stati 28.641. La regione che presenta il maggior numero di sfratti eseguiti con l’intervento dell’Ufficiale Giudiziario è la Lombardia con 4.731 (pari al 16,5% del totale nazionale). A Bergamo e provincia i provvedimenti sono cresciuti di oltre il 100% (da 716 a 1578) e lo scorso anno, date anche le condizioni della pandemia, ne sono stati eseguiti solo 87.

In Provincia di Bergamo giace una richiesta per attivare un confronto con l’amministrazione Comunale  di Bergamo, e altre forze sociali presenti sul territorio e con la regia del Prefetto di Bergamo per tracciare una linea di contrasto all’emergenza sfratti con la conseguenza di organizzare un percorso atto per arrivare al cosiddetto passaggio da casa a casa.

Il Piano nazionale per le città, tramite il  PNRR dovrebbe consentire di coordinare una serie di interventi nelle aree urbane relativi a nuove infrastrutture, alla riqualificazione urbana, alla costruzione di parcheggi, alloggi e scuole attraverso risorse pubbliche e lattivazione di forti sinergie a livello pubblico-privato – continua il segretario del SICET di BergamoUna operazione sicuramente utile e condivisibile rispetto alla domanda del Paese anche se le sue dimensioni avrebbero la necessità di un piano strutturale e risorse adeguate.  Per questo serve un processo di riqualificazione dei quartieri e dei caseggiati che consenta alle persone di continuare ad abitare nello stesso territorio, attraverso unofferta di affitto pubblico e di quello privato accessibile ai redditi dei cittadini. La crisi abitativa avrebbe dovuto spingere la Regione Lombardia ad una programmazione dellofferta totalmente indirizzata allarea più svantaggiata del bisogno abitativo; si è invece preferito mettere in campo una pluralità dofferte,  indirizzando il servizio abitativo Pubblico verso la fascia media della domanda, come nel caso degli interventi a canone moderato, salvo poi scoprire che le famiglie a basso reddito non sono in grado di pagare quei prezzi troppo alti, (ad esempio le palazzine ALER di via Borgo Palazzo a Bergamo per la mancata assegnazione dopo 10 anni di attesa di n° 56 alloggi su 97 disponibili) e che quindi per reperire la platea degli utenti solvibili, si dovranno aspettare nuovi bandi alzando i limiti di condizione economica dei beneficiari. Con questa strategia sono state sottratte quote di alloggi dalla loro finalità sociale per destinarli ad una domanda più solvibile ed affittarli a canone concordato o moderato”.

Per questo, Bertola ha chiesto al Congresso che lo ha rieletto il mandato di rivendicare, nei confronti  delle Istituzioni locali, ai vari livelli (Provincia, Ambiti comunali, Comuni, Circoscrizioni zonali, Comitati Organizzati e Operatori del settore Pubblici e/o privati ), l’apertura di un serio e ampio confronto, non solo elettoralistico, sui temi dell’abitare e del territorio, affinché si adottino idonei modelli di pianificazione e progettazione partecipata, e che si aprano spazi di reale democrazia sui contenuti e la gestione degli interventi nei quartieri popolari e non, bisognosi di manutenzione, adeguamenti edili e impiantistici degli stabili e le loro infrastrutture alle norme di legge sulla sicurezza per eliminare tutti i problemi di deambulazione  e potenziamento dei servizi alla persona, con marginalità sociale e popolare.

Potrebbe piacerti anche

Archivi

Categorie

Altri post simili