L’intervista di Francesco Corna a L’Eco di Bergamo. Sanità, materia centrale

Sanità, materia centrale
L’intervista rilasciata da Francesco Corna (Segretario Generale Cisl Bergamo) a L’Eco di Bergamo pubblicata lunedì 26 luglio 2021 che annuncia i temi che saranno discussi il 27 luglio dal Consiglio generale della Cisl Bergamo a San Pellegrino Terme, dedicato alla sanità. Una materia centrale che riguarda davvero tutti.
 

La pandemia ha oggettivamente messo in luce le lacune del sistema, la stessa Regione lo ha ammesso.
«Sicuramente, tanto più in una realtà come la Lombardia che non era la migliore prima e non è la peggiore adesso, per essere chiari. La verità è che la legge 23 prevedeva tutta una serie di declinazioni territoriali che non ci sono state».

La riforma riparte da qui.
«Giustamente, perché oltre ad una riforma di Ats e Asst non si era andati. Ma qui il vero problema è la presa in carico dei pazienti attraverso un percorso che vada oltre la dimensione ospedaliera. Qui è mancata la parte prima e dopo, la prevenzione e l’invecchiamento attivo, ma anche il rapporto con la parte sociale».

Resta questa la priorità?
«Una delle priorità, perché rimane sempre la questione irrisolta del rapporto tra pubblico e privato, una competizione oggettivamente impari e lo si è visto anche durante la pandemia».

Mettete in discussione il sistema?
«No, crediamo assolutamente alla collaborazione, ma servono regole uguali e soprattutto un arbitro imparziale».

La Regione ha detto che intende esercitare la sua azione in modo maggiore…
«Sì, ma di fatto si è tenuta tutta la questione degli accreditamenti che prima era in capo alle Ats. Ma il vero problema è dare una dimensione al rapporto con il territorio: ci sono le assemblee dei sindaci, organismo che a nostro parere potrebbe venire allargato ad altri soggetti, e ora anche distretti da 20 mila abitanti, perfetti per determinate dimensioni territoriali».

Ma…?
«Ma se il servizio erogato non funziona chi interviene? Chi dà gli accreditamenti e chi li toglie, chi segnala gli interventi necessari? Questi sono snodi importanti, tanto più in un momento di forte disponibilità di fondi, un’occasione importante per migliorare la nostra sanità».

Quindi per la Cisl il punto nodale resta il rapporto pubblico-privato?
«È sicuramente uno dei nodi da sciogliere, non si può dire sia la stessa cosa attendere una prestazione per mesi nel pubblico e , pagando, averla in pochi giorni nel privato. Ora ci sono i fondi, vanno investiti soprattutto sul pubblico, bisogna mettere tutti nelle condizioni di lavorare ad armi pari e serve una vera governance del territorio».

Quella abbozzata dalla Regione non vi convince?
«Diciamo che non si può limitare a un’interlocuzione tra l’assessore, il suo direttore generale e magari qualche cda di realtà private. Il momento è delicato e credo sia necessario chiamare tutti a fare una riflessione seria sulla sanità del futuro: il confronto è fondamentale in questa fase».

Uno dei punti importanti è la carenza di personale.
«Mancano gli infermieri, i medici, gli operatori, quelli che in questi mesi di pandemia hanno sofferto tantissimo, sono stati in prima linea, ci hanno messo la faccia e spesso anche la salute. Non vorrei che dopo essere stati eroi tornassero come prima, a prendere denunce».

Al tirar delle somme, cosa la convince di questa legge di riforma?
«Sicuramente i distretti e tutte le strutture decentrate sono un fatto positivo, vanno nella direzione di una necessaria vicinanza al territorio. Ma erano ipotizzate anche nella legge attuale, e non sono state fatte. Ecco, la differenza la farà come al solito la concreta attuazione. Sono anche un attimo perplesso per il fatto che le Ats vengano ulteriormente smontate a favore delle Asst che prendono in carico anche la prevenzione e altre cose. Siccome Ats aveva un indirizzo di controllo mi pare ci sia un depotenziamento, e questo porta a chiedere dove verrà esercitato. Sono tutte cose da definire, ma il rischio di confusione aumenta e a nostro parere più i poteri sono concentrati e più si rischia che vengano distorti».

C’è anche la situazione del «Papa Giovanni» che rischia di diventare, forse, azienda regionale tra parecchi anni…
«Mah, non vorrei che certe decisioni vengano rinviate ad un’altra stagione politica, magari dopo le elezioni. La sensazione è quella, non aprire troppi fronti. E mi pare ingiusto nei confronti di una realtà che in questi tempi drammatici ha fatto davvero di tutto e senza risparmiarsi. Da sola ha fatto un terzo di tutte le vaccinazioni, solo per fare un esempio».

In sintesi, la posizione che illustrerà domani a San Pellegrino?
«Territorialità, equilibrio pubblico-privato e governance, le questioni di fondo sono queste. Alle quali aggiungo il tema della formazione ma anche quello delle Rsa (residenze sanitarie assistenziali per anziani): ce ne sono 64 sul territorio e varrebbe la pena di ragionare sul loro ruolo».

di Dino Nikpalj

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