Scelta responsabile lo sciopero del pubblico impiego

sciopero del pubblico impiego

Dopo aver annunciato lo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici, da più parti si è invocato il senso di responsabilità che l’azione sindacale dovrebbe avere in questo periodo. Ma il senso di responsabilità però non ci esime dall’esercitare un ruolo autorevole, forte e deciso quando si tratta di far valere i bisogni delle persone che si affidano a noi ogni giorno. Il nostro senso di responsabilità, ci ha portato a fare questa scelta, non semplice, sofferta ma necessaria. Una vertenza complessa che non si può ridurre al chiacchericcio giornalistico e che non deve passare ai cittadini nei termini in cui viene dipinta.

La piega presa dal Governo non solo non permette di portare avanti quel percorso di rinnovamento e rilancio del lavoro pubblico necessario al Paese ma nelle bozze della legge di Bilancio ci sono gravi arretramenti che non sono accettabili. Il governo ha previsto delle risorse finanziarie pari a 400 milioni di euro, risorse assolutamente insufficiente per la revisione degli ordinamenti professionali fermi da troppi anni, per il finanziamento dei fondi per la contrattazione integrativa, per la stabilizzazione dell’elemento perequativo sino ad oggi riconosciuto ai redditi più bassi e l’adeguamento del potere di acquisto delle retribuzioni. Come Cisl abbiamo già dichiarato che si può ricucire la rottura  e avviare le trattative aggiungendo ulteriori 600 milioni.

Ormai da troppi anni assistiamo alla convinzione dei vari Governi di qualsiasi colore politico che, in mancanza di programmazione, il risanamento delle finanze dello Stato deve passare attraverso tagli lineari  ai servizi pubblici. Gli stessi governati che da ben 14 anni finanziano un fondo per esigenze del Parlamento, difatti, tra le righe della bozza della legge di Bilancio, hanno previsto di destinare 1,2 miliardi di euro per “esigenze indifferibili” di Camera e Senato al fondo di cui all’art. 1, comma 200, della legge 190/2014. Peccato che resta un mistero capire quale siano queste esigenze ma rimane il fatto che la somma destinata corrisponde al triplo di quanto in bilancio è stato previsto per i rinnovi contrattuali.

I lavoratori pubblici non stanno reclamando regalie, sostegni, bonus o ristori ma chiedono rispetto e il giusto riconoscimento dopo che sulle spalle di alcuni categorie si è scaricato l’onere e il peso di rispondere direttamente all’emergenza  – come hanno fatto gli operatori sanitari, socio sanitari, i tecnici del nostro servizio sanitario regionale e se parliamo dei servizi pubblici locali ad esempio non bisogna dimenticare il ruolo quotidiano e silenzioso dei nostri agenti di polizia locale che hanno operato con dedizione nonostante la mancanza di attenzione dello Stato che li ritiene corpi di polizia alla stregua dei corpi ad ordinamento statale senza però averne dotazioni e diritti.

Per queste donne e uomini che chiediamo risposte per i precari della pubblica amministrazione, più assunzioni, più sicurezza sul lavoro e più risorse per una piena valorizzazione di chi, ogni giorno, è in prima linea. Rimandiamo al mittente le critiche ricevute dai giornalisti, dai politici, dai giuslavoristi che preferiscono parlare male della pubblica amministrazione senza evidenziare che nel nostro Paese si chiedono i sacrifici alle categorie più esposte arrivando perfino a mettere in discussione un diritto costituzionalmente riconosciuto come quello allo sciopero.

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