“A rischio in provincia di Bergamo nei prossimi mesi ci sono alcune decine di migliaia di posti di lavoro. Parti sociali e istituzioni non si possono far trovare impreparati ad affrontare lo tsunami di ritorno della quarantena da cui siamo appena usciti. Vanno rilanciate le politiche attive; serve con chiarezza un segnale da parte della politica a tutti i livelli e vanno sostenuti gli investimenti in tecnologia e il lavoro stabile deve costare meno del lavoro precario! Abbiamo di fronte una stagione strettissima: dobbiamo essere in grado di capire cosa vogliamo seminare e cosa vogliamo raccogliere. Fondamentale definire le priorità: non capita spesso che una crisi impatti come questa tutti i settori in questo modo. La pandemia l’ha solo accelerata, ma ha rimesso in discussione il modello economico e produttivo lombardo”.
Danilo Mazzola e Mirko Dolzadelli, rispettivamente responsabili del Mercato del Lavoro nelle segreterie Bergamasca e Lombarda della CISL, hanno indicato la strada da seguire per trovare soluzioni utili a ritrovare la strada di un’economia e di un lavoro a misura di questo territorio. Da febbraio, la produzione industriale e artigianale ha risentito pesantemente degli effetti dell’epidemia. Il crollo si misura in percentuali a due cifre: -10% per le imprese industriali con almeno 10 addetti, -14% per le imprese artigianali con più di 2 addetti.
Questi mesi hanno riportato i livelli produttivi indietro di sette anni, posizionandosi su valori minimi avuti dopo la crisi dei debiti sovrani. I settori più colpiti a livello provinciale sono il settore della moda, la filiera dell’edilizia, la siderurgia e i mezzi di trasporto. Il valore delle esportazioni di Bergamo è sceso del 6,4%. Le importazioni diminuiscono del 5,6% . Calano i settori trainanti dell’export , macchinari – 2,5%, prodotti chimici – 1,5%, metalli di base -12,6%, articoli di gomma -5,9%, mezzi di trasporto -9%, apparecchi elettrici -15,6%, tessile abbigliamento -8,8%. Stabile il settore alimentare con +0.1%, mentre cresce (nella sua piccola dimensione) in modo importante il settore farmaceutico, chimico e medicinale di base con +15% che passa da 25 milioni a 29 del 2020. Il calo verso i paesi europei è del 5,2% mentre verso i paesi extra europei del 9,7%.
“Ora serve un’accelerazione delle politiche del lavoro – ha proseguito Dolzadelli all’incontro con i segreterai delle categorie della CISL di Bergamo -; occorre dar forma a una nuova organizzazione del lavoro, perché rimaniamo la regione con la produttività più bassa rispetto alle ore lavorate. Per questo serve una regolamentazione attenta dello smart working; permettere alla formazione di diventare un bene del lavoratore riconosciuto a ogni livello; dare maggior forza al welfare contrattuale e finalmente imboccare la strada della partecipazione economica nell’azienda e a impresa 4.0”.
“Vanno rilanciate le politiche attive – ha aggiunto Mazzola -, che purtroppo sono state completamente azzerate con l’introduzione del reddito di cittadinanza, con il quale la sola occupazione creata, per di più precaria, è quella dei navigator. Va reintrodotto l’assegno di ricollocazione per chi è in Naspi, condizione che si renderà ancora più urgente, con la fine del blocco dei licenziamenti, che come CISL sosteniamo di prorogare fino a dicembre 2020. Si deve dare la possibilità a un lavoratore di riqualificarsi in costanza di rapporto di lavoro, e di restare in un mercato del lavoro che sicuramente è cambiato e cambierà per effetto delle trasformazioni tecnologiche in atto, condizione che va gestita come una opportunità e non come un problema. In tal senso serve un concreto e importante salto di mentalità. Inoltre serve con chiarezza un segnale da parte della politica a tutti i livelli (nazionale e regionale) che deve passare dai provvedimenti che dovranno essere assunti nelle prossime settimane, perché la manifattura resti ancora un settore primaria per il nostro paese. Pertanto vanno sostenuti gli investimenti in tecnologia e in lavoro professionalmente stabile“.