L’anomalia italiana del lavoro festivo nel commercio

aperture festive 2018

Rispetto a quello che accade negli altri paesi europei, in Italia si lavora di più, domenica e giorni festivi compresi, a fronte, però, di consumi che faticano a crescere mentre l’occupazione è sempre più precaria”. E’ la sintesi, unitaria, espressa dai segretari generali di Bergamo Mario Colleoni (FILCAMS CGIL), Alberto Citerio (FISASCAT CISL) e Maurizio Regazzoni (UITUCS UIL) durante il dibattito sull’opportunità del lavoro festivo e domenicale nel loro comparto.

C’è chi pensa  – precisano i tre – che quella sulle chiusure nei giorni festivi e domenicali sia una battaglia di retroguardia, senza però conoscere la realtà di molti paesi europei: siamo, infatti, l’unico paese in Europa dove gli orari delle attività commerciali non prevedono alcuna restrizione. Si può tenere aperto ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. In nessun altro paese UE si assiste all’assenza completa di restrizioni. In Francia, ad esempio, di domenica e nei giorni festivi le attività commerciali restano chiuse, fatta eccezione per i negozi di alimentari che possono tenere aperto fino alle 13. In Germania è prevista la chiusura con l’eccezione di alcune particolari attività, così come in Olanda e in Belgio dove solo la deroga delle autorità locali può prevedere l’apertura domenicale”.

Malgrado il ‘sempre-aperto’ italiano, i dati sui consumi, dal 2008 ad oggi, mostrano come non ci sia stata una crescita delle vendite ma solo un peggioramento dell’occupazione. Il punto oggi è che il modello di sviluppo del commercio sta diventando insostenibile. La logica delle aperture incontrastate sta puntando alla riduzione dei costi del lavoro, scaricando il peso sul personale e danneggiando costantemente lavoratrici e lavoratori che si trovano spesso con orari improponibili e salari troppe volte da fame. Il decreto Salva Italia, insomma, non ha di fatto portato né maggiori consumi, né maggiore occupazione, bensì solo maggiore precarietà.

Rispetto al recente dibattito politico sul tema, i tre segretari generali aggiungono: “Ci aspettiamo una seria presa di posizione da parte di quei politici che, fino a oggi, hanno dimostrato, a parole, interesse nei confronti di questo argomento e che contano, nel loro elettorato, milioni di lavoratrici. È giunto il tempo di risolvere il problema, senza più rimandare, lasciando da parte la mera politica del consenso ed evitando di mostrare un interesse che poi si rivela infondato. Perché la vita delle persone vale molto più di una semplice promessa”.

Si avvicinano le festività natalizie ed il tema del lavoro festivo, puntuale come ogni anno, torna d’attualità: “La liberalizzazione completa degli orari dal 2012 – concludono i segretari generali – ha investito progressivamente le festività civili e religiose che, invece, avrebbero la funzione di riunire le famiglie e gli affetti. Già lo scorso anno ci eravamo mobilitati. Quest’anno alcuni Centri Commerciali hanno annunciato nuovamente di voler aprire con orari no stop il 26 dicembre, senza tener conto del dibattito politico e sociale che nel frattempo si è sviluppato. Altri, invece, pur in presenza di una concorrenza che tira dritto per la sua strada, sorda e cieca, hanno deciso la chiusura il 26 dicembre assumendo una posizione di equilibrio e buonsenso. Ma il tema non può essere lasciato all’arbitrarietà degli operatori in un regime di assoluta deregulation. Serve una norma che recepisca il confronto tra le parti sociali e restituisca alla negoziazione sui territori la regolazione delle aperture festive e domenicali. Le organizzazioni sindacali del commercio di Bergamo sono sempre state disponibili a trovare soluzioni sul territorio perché il tema va affrontato qui e ora, non lasciando al mercato il ruolo di regolatore della vita sociale e lavorativa di migliaia di addetti del settore per la maggior parte donne”.

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