Vittoria storica alla Rsa di Calcio. Lavoratrice reintegrata e rimborsata

Vittoria storica alla Rsa di Calcio. Lavoratrice reintegrata e rimborsata

Il Giudice del Lavoro di Bergamo, Sergio Cassia, ha annullato il licenziamento di Gigliola Roncalli, la lavoratrice della RSA di Calcio, Fondazione Don Carlo Zanoncello Onlus,  per cui CISL FP aveva aperto una vertenza e proclamato lo stato di agitazione presso la struttura residenziale della bassa bergamasca. Si è infatti conclusa con la vittoria di lavoratrice e sindacato la battaglia giudiziaria avviata lo scorso anno per licenziamento ingiustificato.

Adesso il tribunale bergamasco ordina di reintegrare Roncalli nel posto di lavoro; condanna la Fondazione Don Carlo Zanoncello Onlus a risarcire il danno, mediante il pagamento di un’indennità commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto maturata dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione; condanna Fondazione Don Carlo Zanoncello Onlus a versare, per il medesimo periodo, i contributi previdenziali e assistenziali; oltre a altre spese di natura legale.

Di fatto, il giudice ha riconosciuto alla OSS della RSA di Calcio, assistita dagli avvocati Pizzigoni e Pesenti, la veridicità delle affermazioni, e una condizione sanitaria che, impedendogli parte delle mansioni, non le pregiudicava una assegnazione a compiti comunque previsti dall’organizzazione della struttura e quindi rendeva nullo il licenziamento, previsto dalla Zanoncello proprio perché “… non esistono all’interno dell’organizzazione altre mansioni – neppure di livello inferiore – che siano compatibili con la professionalità e le condizioni di salute della lavoratrice”.

È  stata davvero dura, ma abbiamo ottenuto uno dei pochi casi di reintegro nella posizione precedente”. Così Giulio Pennacchia, sindacalista di CISL FP, commenta a caldo la sentenza del tribunale di Bergamo, che ha assegnato a sindacato e lavoratrice una vittoria “storica”. “Soprattutto per Gigliola, che ci raccontava di essere stata avvicinata dal direttore che le ha detto “ lei non serve più”. È stata davvero dura sopportare 17 mesi di cassa integrazione con uno stipendio da fame. Hanno provato a farla sentire sbagliata, inadeguata ma alla fine ha vinto lei. E adesso dedichiamoci a tutelare l’altra lavoratrice. Sì, perché la RSA ne ha licenziata un’altra. Una lavoratrice storica. Ancora una! L’ha fatto perché la ritiene in esubero! Noi le vere ragioni le conosciamo e le riferiremo al Giudice”.

La sentenza nei confronti della lavoratrice licenziata ora apre anche un altro fronte nella battaglia sindacale all’interno della struttura di Calcio. “Leggendo la sentenza di condanna della RSAdice ancora Pennacchiatra stipendi, oneri riflessi, contributi mancati, parcelle degli avvocati di parte e controparte, stimiamo più di 35.000€ da rifondere. E adesso chi paga? Con quali soldi? Con quelli degli incolpevoli ospiti, che tra l’altro hanno appena subito un aumento di 3 € al girono per la retta di degenza? Con quelli dei lavoratori? La Direzione Ci ha appena comunicato che ci sono problemi economici e che pagherà gli arretrati contrattuali in 7 rate, ma non ci risponde alla domanda in merito al fatto se il direttore ed il consulente per la formazione ricevono o meno dei compensi e, se sì, in che entità e in che forma! Se in RSA esistono stipendi da più di 3000€ lordi al mese. Attendiamo che chi di dovere ci metta al corrente di quanto chiediamo da tempo”.

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