Alla Same di Treviglio l’evidenza di una dittatura sindacale

L’azienda, nonostante le sue dimensioni qualitative e quantitative, si è resa complice dell’istituzione di una dittatura sindacale di cui fatichiamo a trovare altri esempi. Da anni in SAME cercano di farci assistere a un film scritto, diretto e interpretato da altri e nel quale ci vogliono solo come comparse, perlopiù in scene di gruppo. È avvilente, oltre che particolarmente ingiusto e fastidioso”. Luca Nieri, segretario generale FIM CISL Bergamo, riassume così l’ennesima puntata della novela SAME, nella quale azienda (leader mondiale da 80 anni nella produzione di trattori, macchine agricole) e FIOM CGIL, sindacato maggioritario ma non unico nella composizione della RSU di fabbrica, giocano da soli e su tavoli separati le sorti e il futuro dei dipendenti.

Lo hanno fatto anche questa volta, come già tentato in precedenza, – continua Nieri – ma quest’anno ci hanno presentato un integrativo già scritto e già presentato ai lavoratori per il voto, senza nemmeno l’apparenza di incontri, comunque inutili, con noi e la UILM. L’azienda ha fatto così una scelta netta, dichiarata e, soprattutto, spudorata, tra l’altro nell’occasione di un contratto aziendale abbastanza scarso, nel quale avremmo potuto dare contributi importanti”.

Come ormai accade da anni, in SAME la direzione ha deciso di scegliersi serenamente la controparte più comoda e più morbida con cui interloquire al tavolo di trattativa rincara la dose Roberto Todaro, operatore sindacale FIM di Treviglio -. La FIOM con la propria RSU, si presta altrettanto serenamente a questo gioco che favorisce solo le casse dell’azienda e nessun altro”.

Nella giornata di venerdì 15 luglio la direzione aziendale ha convocato la RSU comunicando, con serena trasparenza, di avere già svolto in questi mesi una trattativa solo con FIOM e la sua RSU per il rinnovo del contratto aziendale arrivando all’ipotesi votata dai lavoratori nei giorni scorsi. Questo comportamento adottato, secondo FIM CISL, è una violazione di diverse normative di rappresentanza ma anche di alcune sentenze definitive che obbligano ed intimano all’azienda di interloquire con tutte le parti sindacali presenti in azienda e con tutti i rappresentanti della RSU. “Inoltre – continua Todaro – viola il principio democratico tale per cui in democrazia anche le minoranze devono essere rappresentate ed interpellate, ma probabilmente per entrambi questo principio assume un significato distorto di proposito, in nome della convenienza dei propri interessi di bottega, che noi della FIM CISL non intendiamo barattare. Come sempre ci chiediamo i motivi che portano a trattative carbonare, svolte sottobanco e di nascosto dalla FIM CISL, che ha sempre dato piena disponibilità ad incontrarsi e a discutere su tutto e con tutti senza porre veti, come invece seguitano a fare azienda e FIOM, persino l’una nei confronti dell’altra”.

I contenuti dell’accordo, prosegue il sindacalista, “ … ci sembrano totalmente sbilanciati a favore dell’Azienda in cambio di una misera mancia salariale ai lavoratori, che invece per noi sono il perno centrale dei risultati economici conseguiti da SAME Spa in questi anni. Oltretutto l’accordo è stato fatto votare con la prospettiva di discutere entro i primi mesi del 2023 di ulteriore flessibilità (altro elemento totalmente a favore dell’azienda) senza che il lavoratore votante sappia di quante ore si stia parlando. Rimaniamo basiti davanti al comportamento di un sindacato come Fiom, che si autoproclama grande paladino di giustizia, trasparenza e democrazia, ma che allo stesso tempo si permette di continuare a prendere in giro i lavoratori. Alla luce di questi fatti ci riteniamo fieri di non aver preso parte a questa farsa e di essere stati esclusi da un banchetto dove sul tavolo c’era, come sempre, il fondoschiena dei lavoratori della SAME!”.

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