“Se rimane a costo zero, me ne vado al Ministero”, si leggeva questa mattina su uno dei cartelli fra le mani dei lavoratori dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Bergamo, riuniti in un presidio di protesta di fronte alla loro sede, in via Novelli 12. Il significato del messaggio, fra gli addetti ai lavori, è ben chiaro: se da parte del governo l’investimento sugli ispettori di questo ente è sempre pari a zero, non deve stupire se questa professione resta poco accattivante e poco motivante, malgrado sia strategica per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro.
I dipendenti dell’Ispettorato (a Bergamo 44 persone, di cui 20 ispettori) hanno definito “ingiusta e discriminatoria” la loro esclusione dall’erogazione di un aumento che varrà fra i 1.500 euro e i 2.500 euro lordi annui. Si tratta della cifra derivante dall’armonizzazione dell’indennità di amministrazione prevista per decreto dal Governo e destinata solo ai lavoratori del Ministero del Lavoro.
“Eppure ai dipendenti dell’Ispettorato si applica la stessa contrattazione collettiva del comparto Ministeri, hanno cioè lo stesso CCNL – dicono Dino Pusceddu di FP CGIL, Angelo Murabito di CISL FP, Livio Paris di UIL PA di Bergamo -. Contro questa inspiegabile esclusione, frutto di un’interpretazione puramente letterale e restrittiva del testo di una legge del 2019, il settore scenderà in sciopero in tutto il Paese il prossimo 18 marzo”.
“Le competenze richieste e le conseguenti responsabilità sono in continuo aumento, mentre da anni si segnalano carenze di personale – proseguono i tre sindacalisti -. Nei prossimi mesi sono attesi 1.200 nuovi ispettori, di cui 200 in Lombardia. È una buona notizia, ma contestualmente dallo scorso dicembre si è ampliato notevolmente il contesto in cui i lavoratori sono chiamati a intervenire. Se prima, in materia di sicurezza sul lavoro, a loro spettavano ispezioni nel settore edile e in alcuni comparti minori, ora il campo di azione è stato allargato a tutti i comparti, come per ATS”.
Da lunedì 21 a venerdì 25, tutte le mattine per un’ora, si erano svolte assemblee sindacali del personale con la conseguente interruzione dei servizi.
“Per protesta, il personale INL ha anche annunciato che non parteciperà alle giornate dedicate al piano straordinario di formazione, e che non è più disponibile allo svolgimento di lavoro straordinario, festivo o in orari disagiati, né ad utilizzare le auto private per gli accessi ispettivi, dunque niente anticipazione delle spese di missione – aggiungono -. Non sono nemmeno più disponibili all’uso di tablet e smartphone personali per tutte le attività istituzionali. Quella della mancata inclusione nel percorso di perequazione delle indennità di amministrazione è vissuta come l’ultima grande beffa. Non si sta investendo abbastanza, in termini di risorse umane, finanziarie e tecnologiche, in un ente deputato a svolgere compiti istituzionali strategici ai fini del rispetto della legalità nel mondo del lavoro, e in particolare in un settore strategico per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, malgrado, in occasione di ogni evento drammatico, si dica esattamente l’opposto. È assolutamente necessario superare la logica del costo zero”.
Oltre ai lavoratori dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), la mobilitazione del 18 marzo riguarderà anche i dipendenti dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), ugualmente esclusi dall’armonizzazione delle indennità di amministrazione. La mobilitazione è stata proclamata da FP-CGIL, CISL-FP, UIL-PA, FLP, Confintesa FP, CONFSAL UNSA e USB PI.