Allarme Fim Cisl Bergamo. Artigiani a rischio nella trasformazione green

Allarme Fim Cisl Bergamo

Il tessuto produttivo del settore metalmeccanico bergamasco è a rischio, o perlomeno in forte ritardo rispetto alle prospettive di evoluzione che il PNRR auspica, sotto il profilo della rivoluzione ecologica, tecnologica e soprattutto digitale. La parte artigiana del settore, quasi 6000 aziende per poco meno di 20.000 lavoratori, con moltissimi lavoratori stranieri, fatica a tenere il passo della transizione e questa situazione finirà con il condizionare  anche la struttura industriale del comparto, cioè le grandi aziende per le quali le piccole lavorano”.

Il grido d’allarme della FIM CISL di Bergamo fonda su aspetti oggettivi: il grosso della produzione metalmeccanica in provincia di Bergamo è fatta da fabbrichette che lavorano per conto terzi. I colossi orobici della metalmeccanica, infatti, esternalizzano quasi tutto il lavoro manuale, e in un periodo nel quale la penuria di elementi provenienti dall’Est e il caro energia che grava sulla spesa, l’arretratezza del sistema di forniture dei pezzi da montare rischierebbe di mettere in crisi anche nomi importanti dell’economia bergamasca. La provincia orobica viaggia a due velocità, le grandi aziende proiettate nel futuro mentre le micro imprese stentano ad adeguarsi alle nuove sfide.

La situazione che riguarda il settore artigianodice Luca Nieri, segretario generale dei metalmeccanici CISL orobiciè abbastanza preoccupante. FIM da tempo sottolinea come il comparto, salvo rari casi di eccellenza, vive un’arretratezza tecnologica, dove spesso il digitale è ancora sconosciuto, che cozza contro le prospettive dell’innovazione. Stiamo parlando di attività piccole, ma assolutamente importanti per il nostro sistema produttivo, economico e occupazionale. Per moltissime di loro sarà complicato mettersi in pari con le richieste che il mercato “green” prevede”.

Il manifatturiero tradizionale, secondo il sindacalista di via Carnovali,  è condannato a essere fortemente condizionato  a essere sostituito dalle macchine e processi di automazione. “Quale  futuro si prepara per queste realtà? O diventeranno “atelier” per alcune lavorazioni, ad alta specializzazione, per le quali l’esaltazione del mestiere sarà sufficiente a garantirne la sopravvivenza, oppure serviranno investimenti importanti per riorganizzare stabilimenti e forza lavoro secondo nuovi criteri: anche qui innovare significherà sopravvivenza, il valore strategico della formazione continua dovrà essere finalizzato ad aggiornare, perfezionare o sviluppare competenze professionali in grado di pilotare l’innovazione, dove il digitale sarà sempre più presente.  In caso contrario, la situazione sarà a breve a alto rischio”.

Alla fine dell’anno scorso, FIM FIOM e UILM hanno sottoscritto il nuovo CCNL del metalmeccanico artigiani, nel quale la formazione e la riqualificazione digitale dei lavoratori assume una importanza mai avuta nel passato. “Ora – prosegue Nieri – serve un cambio culturale,  tocca alla parte imprenditoriale dimostrare capacità innovativa e doti manageriali, per ridisegnare il tessuto artigiano della nostra provincia. Purtroppo, a oggi, in poche si stanno attrezzando. In termini di prospettiva strategica, speriamo ci arrivino segnali importanti nel più breve tempo possibile”. “Tra aziende industriali e piccole realtà – conclude il segretario FIM CISL – c’è sempre stato un gap di competitività pesante che non ha favorito la crescita del sistema …oggi rischiamo che questa particolare congiuntura lo amplifichi in misura definitiva”.

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