Il 2021 è stato un anno record per la somministrazione orobica, ma i settori non standard del lavoro in provincia sono sempre meno atipici, sempre più diffusi, e sempre più bisognosi di supporto e rappresentanza. E d’altronde, i numeri parlano chiaro: nell’ultimo quinquennio, gli occupati medi interinali sono stati circa 15.000 con una crescita del 30% in dieci anni , “… e, complice il forte incremento del PIL bergamasco, hanno raggiunto proprio quest’anno il picco dei 17.000, un vero e proprio record”, ha sottolineato Guido Fratta, coordinatore territoriale di FELSA CISL, federazione sindacale che rappresenta i lavoratori somministrati, i collaboratori e gli autonomi, che ha celebrato oggi (martedì 30 novembre) la propria assemblea congressuale, riconfermando Fratta, responsabile della categoria da oltre otto anni ed al contempo segretario regionale, e eleggendo le due colleghe del coordinamento, Alessia Cozzi e Sara Belotti.
Nella relazione congressuale di Fratta, molto interessanti appaiono anche i dati di dettaglio relativi al periodo tra il 2017 ed il primo semestre 2021. Oltre il 50% dei somministrati bergamaschi è giovane e compreso in una fascia di età tra 18 e 34 anni , nonostante in termini percentuali questo trend sia in calo. E ciò perché negli ultimi anni sono aumentati gli occupati con età più avanzata. Si tratta dei cosiddetti “lavoratori di ritorno”, che si reinventano dopo un precedente e continuativo rapporto di lavoro o a seguito di un’esperienza con partita iva. O ancora, donne che ripartono dopo un lungo periodo di cura della famiglia. E proprio le donne costituiscono stabilmente il 40% della platea interinale, valore in media con i dati provinciali, ma superiore nel comparto industriale. In costante crescita invece il numero degli stranieri impiegati, passati dal 27 al 33% in meno di 5 anni e prevalentemente provenienti dal continente Africano. Infine la suddivisione per settori, con l’industria che si attesta al 67,5% degli occupati (con il metalmeccanico su tutti). Commercio, turismo, servizi pesano invece per circa il 20% e la Pubblica Amministrazione per meno del 5.
“La crisi covid – sottolinea Fratta, ha fatto emergere anche tutte le fragilità del settore – accentuando nei mesi peggiori del 2020, quel dualismo tra lavoratori protetti e non, che ha contrapposto cassa integrazione e blocco dei licenziamenti , al GAME OVER dei nostri contratti a termine, alla cessazione delle collaborazioni e degli incarichi da lavoro autonomo, al lavoro a chiamata congelato, salvo qualche piccolo ristoro. Durante gli ultimi anni si è comunque assistito ad una progressiva trasformazione del lavoro somministrato con un forte incremento dello staff leasing (assunzione a tempo indeterminato con agenzia) che garantisce copertura economica anche in assenza di missione. Circa 4 mila persone nella nostra provincia hanno oggi un contratto afferente a questa tipologia”.
Infine è mutata la geografia locale della somministrazione bergamasca, che appare oggi polarizzata su due contesti. “Il primo ambito – chiarisce Fratta – più tradizionale, connesso alle principali aree produttive del centro nord provincia ed il secondo, per molti aspetti nuovo, sviluppato nella bassa pianura intorno alla Bre.be.mi, in cui trasporti e logistica (Amazon ma non solo) sono assoluti protagonisti”. Per avvicinarsi a questo secondo polo, FELSA grazie al supporto di CISL Bergamo, ha potenziato il proprio presidio, creando sportelli anche a Romano di Lombardia e Cividate al Piano. Durante l’assemblea congressuale sono state analizzate anche le problematiche relative alle collaborazioni, ai navigator ed al lavoro autonomo. Con una sfida ben chiara a FELSA: “ … rappresentare sempre più il lavoro che cambia, indipendentemente dalla modalità in cui è svolto, contrattando tutele crescenti, welfare adeguato, formazione e previdenza integrativa”.