Era il 2015 quando il periodo di rinnovo delle offerte ricaricabili per la telefonia mobile viene portato da cadenza mensile a 28 giorni (agosto 2015 da Tim, novembre 2015 da Wind, marzo 2016 da Vodafone e aprile 2017 da Fastweb). Il primo intervento di AGCOM è del marzo 2017, e determinava l’obbligatorietà della fatturazione mensile per i servizi sul fisso e ibridi (salvo il mobile), mentre la legge 172/2017 ha obbligato alla fatturazione su base mensile, a partire da aprile 2018, su tutte le telecomunicazioni e anche per le pay tv.
Il Consiglio di Stato di luglio 2019 ha chiuso il capitolo rimborsi, a favore dei consumatori, prevedendo meccanismi di restituzione automatica, senza necessità di avanzare richieste. Arriva la sanzione dell’Autorità: ben 228 milioni da pagare per le compagnie coinvolte per comportamenti anticoncorrenziali. In questo caso si ravvisa una sorta di “cartello”.
Invece, secondo i quattro operatori che avevano presentato ricorso al giudice amministrativo, la sanzione economica decisa dall’AGCOM era sproporzionata: “I contatti intrattenuti fra gli operatori – ebbero modo di dire – non erano finalizzati a creare cartello”.
Il TAR, con sentenza di pochi giorni fa, ritiene che i fatti “… al più, deporrebbero per l’individuazione di una pratica scorretta ai sensi del Codice del Consumo, i cui effetti lesivi si manifestano a danno dei consumatori ma che non sono idonei a sostenere l’esistenza di una pratica concordata fra gli operatori per mantenere fermo l’aumento al preciso scopo di evitare la fuoriuscita di clienti verso la concorrenza”.
“Non c’è che dire: un bel regalo alle Compagnie! – sbotta Mina Busi, presidente di ADICONSUM Bergamo -. Resta comunque l’obbligo per le compagnie telefoniche di restituire 350 milioni di euro ai 12 milioni di utenti, come disposto dall’Agcom, per l’illegale pratica delle bollette a 28 giorni. Milioni di italiani attendono ancora oggi di ricevere i rimborsi automatici disposti dall’Agcom per le illegittime bollette a 28 giorni, molti hanno anche rinunciato per sfinimento”.
ADICONSUM aveva istituito un servizio gratuito per aiutare i cittadini a richiedere il risarcimento, e a Bergamo si sono svolte migliaia di pratiche e attivato le conciliazioni per stanare le compagnie.
“Si aggiunge ora altro caos sui rimborsi, che vanno richiesti – conclude Busi -, perché la sentenza potrebbe diventare un’ulteriore scusa per le società inadempienti per fermare i rimborsi della sovrafatturazione impropriamente incassata. Auspichiamo un ricorso contro la decisione del TAR al Consiglio di Stato”.