A rischio 20.000 lavoratori nel terziario a Bergamo

A rischio 20.000 lavoratori nel terziario a Bergamo

Nel 2021, il rischio di finire in povertà assoluta in tutta la Bergamasca potrebbe riguardare più persone che nel 2020.  Un’allarme preoccupante lanciato dalle categorie del terziario di CGIL CISL UIL provinciali. Chi rischia di più è chi ha già perso il lavoro o chi è in cassa integrazione. Particolarmente esposti sono coloro che operano in settori cosiddetti poveri, a partire dai comparti di pulizie,  alberghi, bar, ristoranti e nel commercio.

Si tratterebbe, secondo i sindacati, di oltre 20.000 lavoratori nella sola provincia di Bergamo, persone che potrebbero trovarsi disoccupate non appena il blocco dei licenziamenti sarà tolto. Il calo di assunzioni e le chiusure di rapporti lavorativi nei nostri settori incidono già oggi pesantemente. La crisi sta colpendo i lavoratori che già prima della pandemia erano definiti fra i più fragili, che operano in comparti in cui l’occupazione è spesso frammentata, con redditi generalmente più bassi rispetto ad altri settori e che necessitano di importanti misure di protezione. Bisogna intervenire subito con misure tempestive e immediate per non rischiare una vera e propria emergenza sociale.

Dobbiamo andare oltre l’illusione che si uscirà da questa crisi rapidamenteprecisa Diego Lorenzi, segretario generale di FISASCAT CISL Bergamo -. I dati legati alla crescita del nostro Paese negli ultimi anni ci dicono che se non ci sarà un importante cambio di paradigma ci vorranno molti anni prima di tornare ai livelli occupazionali e reddituali precedenti, lontani per molti lavoratori dalla soglia di povertà. Inoltre l’80% dell’occupazione del settore è femminile: questo crea un ulteriore dramma sociale aumentando la disparità di genere e limitando maggiormente l’emancipazione femminile. Oggi è necessario agire su più fronti, a partire dalle misure di sostegno al reddito per i lavoratori e le famiglie, valorizzando il tema delle politiche attive, operando per ottenere dallo Stato le risorse del Recovery Fund utili al nostro territorio. Agire sul piano delle politiche industriali sarà fondamentale per dare un impulso alla crescita economica e dunque alla creazione di nuova occupazione, puntando a un lavoro di professionalità, competitività e qualità”.

“Il vero cambio di passo – conclude Lorenzi – sarà visibile solo se ci saranno delle direttive diverse dal passato, più orientate alla creazione di lavoro di qualità e funzionali ad attrarre investimenti in settori ad alto valore aggiunto per il bene del territorio e dei cittadini, perché al centro di tutto ci sono le persone”.

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