Occupazione: impietosi i dati dell’Istat

Gli effetti del lockdown sono un pugno nello stomaco al mercato del lavoro. Le chiusure imposte durante il periodo dell’emergenza hanno fato crollare il numero degli occupati, con un contraccolpo ancora più pesante sui precari. I dati dell’Istat sono impietosi. Nel solo mese di aprile si registrano 274.000 occupati in meno rispetto a marzo. In due mesi, considerando che marzo è partito con il lockdown, il calo complessivo è di 400.000 occupati. A farne le spese sono più o meno tutti, uomini e donne di ogni età anche se il macigno più pesante lo portano sulle spalle i più deboli e meno tutelati. Il crollo coinvolge le donne (-1,5%, pari a -143mila), uomini (-1%, pari a -131mila), dipendenti (-1,1% pari a – 205mila) e indipendenti (-1,3% pari a -69mila).

Di fronte alla drammaticità delle statistiche la voce della Cisl cavalca (oltre alla preoccupazione di una tensione sociale altissima) la necessità di rilanciare le attività produttive e di garantire la proroga degli ammortizzatori sociali almeno fino a dicembre, altrimenti l’autunno potrebbe caratterizzarsi da frotte di licenziamenti.

Si evidenziaprecisa Danilo Mazzola, Segretario Cisl Bergamouna situazione che si è creata nei mesi di marzo e aprile, in cui oltre alla diminuzione dei occupati, sono diminuiti i disoccupati (lavoratori che al momento non lavorano ma cercano lavoro) andando ad aumentare gli inattivi (lavoratori che non lavorano e non cercano lavoro da almeno 4 settimane). Va da sé che la chiusura delle attività non ha permesso la ricerca di lavoro”.

Da notare, inoltre, – conclude Mazzola – come ad aprile 2020, a confronto con lo stesso periodo del 2019, sono diminuiti gli occupati (- 497.000 unita), i disoccupati (- 1.112.000) anche se sono aumentati gli inattivi (+1.462.000). Gli effetti del lockdown vissuto in quei mesi hanno pesato in modo importante sull’occupazione. Ci aspetta un futuro tutto da capire e decifrare“.

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