L’epidemia ha messo a nudo la povertà del sistema socio-sanitario

L’epidemia ha messo a nudo la povertà del sistema socio-sanitario

Le drammatiche vicende di questi mesi, dovute alla pandemia di coronavirus, hanno messo in luce i “limiti e le contraddizioni di un modello di sanità già in sofferenza tra chiusura di strutture, riduzioni di personale, privatizzazioni,  finanziamenti inadeguati, che hanno riguardato  almeno in questi  ultimi dieci anni anche il territorio bergamasco”. Così, “il coronavirus  presenta un conto “salato” in Lombardia e nella nostra martoriata provincia : migliaia di morti soprattutto tra gli anziani, ospedali intasati, Rsa allo stremo, malati lasciati in solitudine nelle case alla mercé del fai da te, abitudini di vita stravolte e una quotidianità mai sperimentata prima; tutte cose  che hanno di fatto contribuito a rendere più dolorosa la tragedia che si è determinata”.  Caterina Delasa, Segretaria generale di Fnp Cisl Bergamo chiede che si apra un ripensamento delle politiche sanitarie e socio-sanitarie lontane da polemiche sterili.

Un ordinamento sanitario non può non prevedere – precisa Delasa – che un’emergenza si verifichi e l’emergenza appunto ha messo a nudo tutte le carenze che la chiusura autoreferenziale di Regione Lombardia e di ATS non riesce a coprire. L’emergenza ha evidenziato la povertà di risorse territoriali, la mancata integrazione  tra servizi sociali e socio sanitari, concentrando l’attenzione su interventi specialistici e ospedalieri e lasciando allo “sbando” la medicina territoriale. A tutti i livelli non abbiamo bisogno di polemiche sollevate a puro fine elettorale, occorre  una riflessione seria e oggettiva,  un ripensamento complessivo: la qualità del servizio socio-sanitario non si  giudica solo  sulle punte di eccellenza,  che pur ci sono nella sanità lombarda e bergamasca , ma sulla capacità di rispondere ai bisogni diffusi  del territorio”.

Fnp, Spi, Uilp di Bergamo, insieme alle rispettive confederazioni, hanno  elaborato da tempo un  pensiero e delle  proposte che sono state sviluppate  e compendiate nella documentazione “Una città a misura di anziano”: un contributo per un dibattito incentrato sulle nuove forme di tutela degli anziani,  in stretta connessione con Enti locali,  la cui collaborazione è stata preziosa per la rilevazione dei bisogni e per la programmazione dei servizi integrati con una rete assistenziale. “Qualcosa di simile in questo senso – conclude Delasa – si è visto in Bergamasca in quest’ultimo periodo con il contributo delle Associazioni e la regia degli enti locali, ma che deve essere messo a sistema. L’autonomia delle Regioni di fronte alla prova ha rivelato in particolare in Lombardia tutta la sua inadeguatezza  proprio nella mancanza di collegamenti con il territorio e nel fallimento della medicina territoriale; abbiamo ora bisogno di saper riconoscere gli errori per riuscire ad affrontare una ripartenza che ci trovi più forti e consapevoli dei rischi e più efficaci ed immediati  negli interventi  mirati”.

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