È una vera e propria diaspora, senza alcuna accezione tragica, la mobilità che i docenti delle scuole bergamasche stanno mettendo in atto in questo periodo, in previsione della riapertura del prossimo anno scolastico. Quasi 800 i docenti delle scuole statali, di ogni ordine e grado, hanno fatto richiesta di “mobilità”, ovvero di trasferimento, da una scuola all’altra, dalla provincia a un’altra o per ritornare a lavorare in provincia di Bergamo. Si è chiusa oggi (martedì 21 aprile) , infatti, la “finestra temporale” per inoltrare la domanda di trasferimento, passaggio obbligato per ottenere il cambio di scuola di servizio dal prossimo 1 settembre.
Il “grosso” di questo trasloco riguarda gli spostamenti da scuola a scuola: il 68% delle pratiche, infatti, chiede il trasferimenti all’interno della bergamasca. Il 18% ha fatto domanda per andare fuori provincia, mentre il 14% delle pratiche riguarda insegnanti bergamaschi di ruolo fuori Bergamo e che chiede di “rientrare”.
“In un periodo storico molto particolare – dice Salvo Inglima, segretario generale Cisl Scuola Bergamo -, con tutti gli istituti chiusi dal 24 febbraio, anche il nostro lavoro ha comportato diverse difficoltà”. Il sindacato di via Carnovali ha raccolto più della metà delle richieste di mobilità, e ha gestito ogni cosa da “remoto”, essendo stata una delle prime categorie a attivare lo smart working esteso a tutti i dipendenti.
“Nonostante si tratti di una procedura piuttosto articolata – conclude Inglima – che comprende numerosi step , un corposo quantitativo di documenti da allegare e dettagliate specificità tecniche, non si sono registrate particolari criticità. La sorpresa è stata data dall’elevato numero di pratiche evase , che per noi ha raggiunto oltre la metà delle pratiche totali, con 426 domande raccolte . Se si pensa che il corpo docenti bergamasco è composto da 14mila insegnati, di cui oltre un terzo tuttora precario e quindi impossibilitato a chiedere trasferimento, si parla di oltre il 5% del personale di un’azienda che si sposta da una sede all’altra, situazione inimmaginabile in altri settori. Ciò significa che la categoria dei docenti è molto sensibile al cambiamento della scuola di servizio. Le motivazioni sono da ricondurre principalmente alle esigenze familiari (cercando di avvicinarsi al comune di domicilio) o alle esigenze prettamente professionali, come ad esempio la ricerca di un contesto lavorativo che meglio risponda alle aspettative professionali”.
Adesso – conclude Inglima -, per sapere l’esito si dovrà attendere il 26 giugno, con l’auspicio che a settembre tutti i nostri studenti, in totale sicurezza, possano rientrare tra i banchi di scuola”.