In questo momento di difficoltà generalizzata del sistema Lombardia e in particolare modo della nostra provincia, un elemento spicca su tutto: la classe dei nostri professionisti sanitari e di tutta la sanità pubblica e privata accreditata, in generale da sempre insultata, aggredita, denunciata per motivi spesso di lucro; ridotta a lavorare in condizioni disarmanti sta dando prova, invece, di grande professionalità, di un grande senso del dovere, di abnegazione e di una grandissima capacità di sacrificio.
Di questo dovremmo essere tutti un po’ orgogliosi e da questo dovremmo ripartire. Oggi sono evidenti a tutti le dissennate politiche di questi ultimi 15 anni che hanno portato a continui tagli delle risorse necessarie al SSN, alla dismissioni di tanti posti letto e alla mancata sostituzioni di medici e operatori sanitari. A Bergamo molti operatori sono già contagiati o in quarantena (nella bozza dell’ultimo decreto emerge, inoltre, che la quarantena non si applica agli operatori sanitari e a quelli dei servizi pubblici essenziali che vengono sottoposti a sorveglianza; i medesimi operatori sospendono l’attività nel caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo per COVID-19). Molti altri, già in pensione, stanno rientrando a lavoro per dare supporto ai colleghi in servizio ormai stremati.
Più complessi risultano il reclutamento del personale medico e infermieristico neo laureato e la sua formazione per renderlo in grado di fronteggiare le emergenze respiratorie. Il prof. Massimo Galli, autorevole e apprezzato Primario infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano, in prima linea nella lotta all’infezione da coronavirus, ha giustamente sostenuto che “i medici intensitivistici e gli specialisti in malattie infettive non si improvvisano” e che pertanto il reclutamento di nuovo personale non è cosa realizzabile in tempi brevi.
In generale il Servizio sanitario nazionale sta dimostrando un senso di appartenenza, un orgoglio e uno spirito di sacrificio senza precedenti. Ma anche la cittadinanza deve fare la sua parte. Le regole di modalità comportamentali indicate dal Ministero della Salute e della Regione Lombardia devono essere rispettate senza indugi e senza esitazioni. La corsa del virus prosegue e si fa ancora fatica ad arrestarlo: i 623 casi della provincia di Bergamo e gli 86 nuovi casi al giorno purtroppo lo dimostrano. Basta chiacchiere e sterili polemiche. La forza di un sistema è quella dell’anello più debole, siamo chiamati noi tutti a fare la nostra parte in questo momento per arrestare il bilancio ad oggi crescente.
(Angelo Murabito, Segretario Generale Fp Cisl Bergamo)