Un lavoratore su tre è “caregiver”, ovvero si occupa di un familiare in condizioni di bisogno. Spesso chi lo fa è obbligato a ricorrere al fai da te, ovvero ritagliare ore se non minuti al lavoro e al tempo libero per potersi occupare del figlio malato o del genitore non autosufficiente. A Bergamo, questo esercito si può facilmente stimare in 170.000 persone, lavoratori dipendenti, maschi e femmine che con fatica, si occupano di uno o più familiari. Stupisce che, a livello nazionale e regionale, la percentuale di lavoratori dipendenti che fa richiesta di congedo in base alla legge 104 oscilli sempre attorno al 2%, mentre in provincia di Bergamo la quota è quasi dimezzata: l’1.3%.
Secondo l’ISTAT, la percentuale di donne che richiede il congedo parentale o altri permessi familiari è dell’1,7%; mentre non supera lo 0,5% quella del colleghi maschi. Qui Bergamo si rivela “migliore”, visto che in base ai dati Inas Cisl le quote, invece, si avvicinano: 51% sono le domande di 104 al femminile, 49 quelle maschili. Rimane comunque uno strumento che cresce ogni anno, anche se molto lentamente: in provincia di Bergamo, erano 6.125 nel 2016, sono diventati 7.170 nel 2018. Quest’anno, a ottobre, le domande accolte relative ai permessi per i familiari e ai congedi straordinari, ammontavano a 6.782.
“Rimane alta la sensazione di fatica da parte del lavoratore a ottenere quanto gli spetta, o perlomeno la scarsa conoscenza di diritti e strumenti che la legislazione mette a disposizione del personale dipendente – dice Mario Gatti, Segretario Cisl Bergamo -. La quota del 2% è veramente indegna di un paese civile: evidentemente resiste, soprattutto nelle realtà più piccole, un atteggiamento negativo nei confronti dei lavoratori che avanzano questo tipo di richieste, come anche forme di rivalsa da parte dei superiori tali da configurare anche comportamenti penalmente perseguibili. Non sono rari, purtroppo, i casi di irregolarità segnalate agli uffici sindacali. I lavoratori, però, molto spesso hanno paura della denuncia per il timore di perdere il posto di lavoro. Invece, è bene sapere che richiedere e utilizzare permessi orari o giornalieri retribuiti, per assistere un familiare disabile o malato è un diritto di ogni lavoratore dipendente, disciplinato dalla legge 104″.
“Siamo spesso condizionati – continua Gatti – da una informazione sull’abuso dell’utilizzo di alcuni istituti di diritti quali sono i permessi o congedi nel rapporto di lavoro. La mentalità di molti italiani, mi rendo conto, è quella di approfittare di ogni occasione che viene concessa per assentarsi dal lavoro, senza fermarsi a riflettere sul fatto che abusando di un diritto se ne priva qualcuno che, magari ne ha più bisogno. Mi dispiace dirlo ma questo modo di fare non danneggia solo il datore di lavoro che si sta ingannando, danneggia, invece, tutti i contribuenti che provvedono ad alimentare le casse che permettono il pagamento di tali diritti. Invece, è altrettanto importante sapere che è possibile denunciare la propria azienda all’Ispettorato del Lavoro senza alcuna paura di ripercussioni poiché la denuncia può essere anche anonima. Quando si verificano delle irregolarità, infatti, il lavoratore deve avere degli enti cui rivolgersi per tutelare i suoi diritti. Tale ente è l’ispettorato provinciale del lavoro che ha come compito proprio quello di controllare e giudicare eventuali violazioni in materia lavorativa”.