Nieri (Fim Bergamo) sulle fermate estive delle aziende metalmeccaniche

fermate estive delle aziende metalmeccaniche

Un andamento che sta dilatando nuovamente i suoi orizzonti quello delle fermate estive delle aziende metalmeccaniche bergamasche, figlio anche di proiezioni legate alla recente congiuntura negativa e agli ordinativi esteri complessivamente in calo dopo anni di crescita importante. Proprio per questo il quadro generale delle «chiusure per ferie 2019» vede un leggero rialzo dei giorni di fermata, indice di qualche preoccupazione in più e qualche commessa in meno negli ultimi mesi.

«Il quadro complessivospiega il segretario di Fim Cisl Bergamo Luca Nieri -, pur non disconstandosi di molto dagli ultimi anni, evidenzia tuttavia una tendenza a riallungare in molti casi il periodo di sosta. Di fatto la media è tornata al di sopra delle due settimane di stop, tendenti alle tre, mentre fino all’anno scorso c’erano molte realtà anche di grandi dimensioni che erano scese alle due e anche a una sola settimana fermata. Anche le imprese che non chiudevano affatto, altro fenomeno che, seppur minoritario, esiste da sempre sul nostro territorio, si sono ridotte di molto».

Si arresta quindi la tendenza al ribasso degli stop nella meccanica, termometro dell’intera economia bergamasca da sempre a vocazione manifatturiera, e ricomincia quella al rialzo (timidamente per il momento), la stessa che aveva caratterizzato gli anni bui della crisi dal 2008 fino al 2013, con aziende che arrivavano a fermarsi anche quattro settimane per poi, se non bastava, agganciare le fermate ad ammortizzatori.

Per il segretario Fim Cisl Bergamo , «le stesse fermate prolungate in fondo non sono che una sorta di ammortizzatore “morbido” che consente di rallentare la produzione quando gli ordini si assottigliano, tutelando il reddito del lavoratore. Non vorremmo però che questi segnali portassero in dote nei prossimi mesi anche gli ammortizzatori veri».

Peraltro fin dal periodo pre-estivo, fa notare Nieri, «visti i cali produttivi, alcune realtà anche molto strutturate hanno rivisto gli orari di lavoro, spesso con soppressione di turni notturni e quarte squadre. Una contrazione a cui per ora si cerca di ovviare rimodulando i turni, sempre però attenti alla flessibilità, qualora arrivassero commesse all’ultimo minuto». E per chi non sono bastate le ferie per far quadrare i conti, è già scattata la cassa: «Nella meccanica – aggiunge Nieri -, si è notata una ripresa degli ammortizzatori: in particolare più cassa ordinaria e qualche contratto di solidarietà».

Tra i settori più colpiti, non è un mistero che ci sia l’automotive: «Sono turbolenze che investono tutta Europa, Germania in primis, e quindi non possono che colpire anche le nostre aziende il cui export è tradizionalmente orientato verso il mercato tedesco». Meglio stanno alcuni comparti: «Ci sono aziende legate alla filiera della cosmetica che fanno pochissimi giorni di sosta – aggiunge Nieri -, così come quelli che si occupano della produzione di materiali legati all’industria conserviera e agroalimentare».

Ma l’interrogativo è già proiettato verso l’autunno: «Dai mercati in rallentamento ai dazi Usa, ci sono turbolenze che non lasciano tranquilli – conclude Nieri -: l’auspicio è che, dopo un rallentamento, il processo del 4.0 possa riprendere il suo cammino. Aspettiamo che il governo vari adeguati investimenti e sostegni normativi, ma occorrerà anche sempre più formazione e soprattutto capacità da parte delle aziende di valorizzare le risorse: puntare solo sulle macchine e non sul fattore umano sarebbe un grave errore».
(intervista di Maurizio Ferrari – L’Eco di Bergamo del 4 agosto 2019)

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