A Bergamo sempre meno badanti per i non autosufficienti

A Bergamo sempre meno badanti

Nel 2018, per la prima volta a Bergamo, il numero delle badanti registrate dall’Inps supera il tetto “record” stabilito nel 2012. Lo scorso anno, infatti, sono state 4.842 le registrazioni di badanti in provincia. Ma, stando alle analisi della Cisl Bergamo e delle sue categorie, potrebbe essere un “fuoco di paglia”. Contestualmente, infatti, hanno iniziato a far capolino cambiamenti sociali tali per cui le famiglie richiedenti, costantemente in aumento, faticano a trovare badanti conviventi, soprattutto di provenienza sudamericana.

Il Segretario Cisl Bergamo Danilo Mazzola analizza il fenomeno partendo dai dati raccolti dall’osservatorio privilegiato dello Sportello Lavoro interno al sindacato, specializzato nell’offrire un servizio importante di intermediazione, con le necessità di assistenza delle famiglie e la garanzia di un rapporto lavoro regolare per le lavoratrici. “La situazione che si è creata nei ultimi anni, rispetto al passato, – precisa Mazzola – è che molte badanti sudamericane si sono ricongiunte in Italia con i propri familiari creando le condizioni per un processo migratorio più avanzato. La conseguenza è che viene meno la disponibilità delle badanti al lavoro in convivenza (giorno e notte)”.

Nel primo semestre del 2019, allo Sportello Lavoro si sono rese disponibili al lavoro di cura in convivenza 89 lavoratici contro le 134 dello stesso periodo del 2018.  “Una diminuzione – continua Mazzola – che si ripete per le assistenti famigliari per i soli orari diurni. Si passa dalle 60 badanti nel periodo gennaio – giugno del 2018, alle 31 di quest’ultimo semestre. Questo ultimo dato fa emergere come il lavoro di cura presso le famiglie sia sempre meno appetibile. Si preferisce una diversa occupazione (dopo aver svolto la formazione) come OSS nelle case di riposo dove le condizioni occupazionali e di tutela sono maggiori”.

Alberto Citerio, Segretario Generale di Fisascat Cisl Bergamo, parte dai dati Inps per segnalare la difficoltà del ricambio generazionale: “Le badanti under 40 sono passate dalle 1.753 del 2009 alle 682 dell’ultimo censimento, mentre le badanti over 50 sono rimaste sostanzialmente stabili sulle 3.000 registrazioni. È chiaro che con questo trend la facilità di reperimento del personale di assistenza familiare sarà sempre più bassa.  Almeno tra le situazioni regolari, perché il giro del nero nel settore è ancora assolutamente maggioritario”.

In Lombardia, secondo le analisi di Fnp Cisl Bergamo, gli assistenti famigliari regolarmente assunti sono 59.305, mentre gli irregolari ammontano a 88.958. Totale: 148.263. Considerando un costo alle famiglie di circa 15.000 euro lordi all’anno, il costo complessivo delle famiglie per tale comparto sarebbe pari a circa 2,2 miliardi di euro.

A Bergamo precisa Giacomo Meloni, della Segreteria Fnp Cisl Bergamola spesa per gli assistenti famigliari regolarmente assunti si stima in 72 milioni e 630.000 euro. Possiamo stimare che complessivamente le famiglie in Lombardia spendano fra l’assistenza a domicilio e ricoveri complessivamente 3,6 miliardi di euro. Proprio a seguito di questi dati, riaffermiamo la necessità di arrivare in tempi celeri ad una normativa che regoli il fondo per la non autosufficienza anche a livello territoriale, nonché il pacato suggerimento alle categorie dei lavoratori dipendenti di costituire contrattualmente un fondo per la non autosufficienza con la compartecipazione di azienda e dipendente sull’esempio dei già costituiti fondi di previdenza e sanitari”.

È sempre più necessario, per le famiglie degli assistiti, spesso non autosufficienti, contare sulla professionalità e competenza dell’assistente cui affidare il congiunto – continua Meloni -. Per questo, secondo noi, servono almeno due interventi. Il primo riguarda il completamento del registro delle assistenti familiari come promosso dalla legge regionale 15, ancora rimasto per lo più sulla carta. Il secondo intervento, dovrebbe prevedere la detraibilità di parte della retribuzione, e non solo dei contributi, sostenuti per la badante, onde evitare l’impoverimento delle famiglie e per permettere l’emersione di una quota di lavoro irregolare, ancora presente nel settore”.

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