Trenta esuberi alla Cooperativa Ruah

esuberi alla Cooperativa Ruah

In un paese dove l’accoglienza delle persone migranti e rifugiate è ormai, sempre e comunque, vista sotto una cattiva luce, le conseguenze delle nuove politiche di gestione delle migrazioni cominciano a farsi sentire anche sulla tenuta dei posti di lavoro. È così anche a Bergamo: il 13 maggio la Cooperativa Ruah ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per trenta persone. Ventidue persone sono a tempo indeterminato e 8 a tempo determinato. Ieri, è stato aperto lo stato di agitazione dei lavoratori. In totale sono oltre un centinaio le persone al lavoro in Ruah. La cooperativa collabora con l’associazione Diakonia onlus (della Caritas Diocesana Bergamasca) nella convenzione tra quest’ultima e il Ministero degli Interni.

Salta la scuola di lingua italiana all’interno dei centri e saltano anche progetti e attività di sensibilizzazione sul territorio. Inoltre, viene minata l’opera di integrazione in corso con successo da anni. La contrazione dell’attività è indubbiamente causata da un calo degli arrivi ma anche da una forte riduzione economica della quota giornaliera prevista nel rinnovo del bando di gara della Prefettura di Bergamo (in linea con le ultime indicazioni del Ministero) per il servizio di accoglienza e per il quale Ruah ha presentato formale offerta economica.

Si perdono posti di lavoro e questo è gravissimo, ma, intanto, si perde anche l’occasione di integrare i nuovi arrivatispiegano Giuliana Rota di Fp Cgil e Alessandro Locatelli di Fisascat Cisl Bergamo che stanno seguendo la vertenza. “Già nell’ottobre scorso, la cooperativa Ruah aveva annunciato la necessità di una riorganizzazione interna, anticipando la chiusura di alcune comunità di accoglienza entro la fine del 2018.  Dopo una fase di contrattazione, eravamo giunti a un accordo sulla gestione iniziale della crisi, che in un primo momento pareva riguardare solo i contratti a termine. Ora, però, arrivano questi esuberi, che potrebbero anche essere destinati ad aumentare”.

I due sindacati di categoria denunciano, inoltre, il fatto che le insegnanti della scuola di italiano sono state escluse totalmente dal nuovo bando, ma anche che cala il rapporto operatori/utenti e gli ospiti saranno, così, concentrati nei due centri, a questo punto affollati, di Botta di Sedrina e del Gleno di Bergamo. Insomma, non è solo una questione di calo degli arrivi di persone migranti e rifugiate nel nostro paese e nella provincia di Bergamo proseguono i due sindacalisti. Gli operatori di Ruah dichiarano che esiste – e pesa parecchio – anche l’aspetto qualitativo della questione, dopo la sostanziale modifica del capitolato previsto dal rinnovo del bando di gara pubblicato dalla Prefettura di Bergamo che obbliga a tagli così ampi da trasformare il tipo di accoglienza proposta.

I lavoratori sottolineano che  la drastica riduzione del numero di operatori rischia di produrre anche problemi e tensioni nella normale gestione delle attività quotidiane. Oltre ai posti di lavoro a preoccuparci, perciò, è anche il livello di qualità dei delicati servizi di accoglienza. Cosa ne sarà delle buone prassi sperimentate sul nostro territorio? Se nel capitolato si prevedono stoviglie di plastica e lenzuola di carta, cancellando così anche gli impegni quotidiani di cura del proprio alloggio da parte degli ospiti, che fine farà l’integrazione? “Vorremmo provare ad accedere al FIS, il Fondo Integrazione Salariale, che prevedrebbe una salvaguardia dei posti di lavoro a fronte di una riduzione progressiva del proprio orario”, concludono i due sindacalisti. 

Potrebbe piacerti anche

Archivi

Categorie

Tags: ,

Altri post simili