Sono circa 6400 le famiglie bergamasche che guardano con apprensione all’incontro di domani tra sindacati e Regione Lombardia per la questione del tagli alle detrazioni fiscali per gli ospiti delle RSA. Nelle 64 strutture della provincia, infatti, sono oltre 6300 gli anziani ricoverati a un costo che oscilla tra i 50 e i 100 euro al giorno, costo per il quale, fino allo scorso anno ogni famiglia che sosteneva la spesa poteva detrarre l’aliquota classica delle spese sanitarie. Una delle ultime decisioni assunte dalla Giunta della Lombardia, invece, assimila le spese di ricovero alle spese alberghiere, tagliando mediamente del 70% il “rientro” fiscale delle famiglie. Per i parenti, quindi, si può contabilizzare un aumento medio della spesa di 3500 € all’anno.
“Ribadiamo di ritenere infondata e non accettabile – dichiara Mario Gatti, segretario CISL Bergamo – la decisione di Regione Lombardia, dal momento che comporta l’assimilazione a costi alberghieri di spese sostenute per attività che sono strettamente correlate al mantenimento del benessere psico-fisico degli ospiti, oltre che produrre un incremento degli oneri posti a carico delle famiglie, che si sommano al mancato sostegno alla compartecipazione dei costi da esse stesse sostenute per la residenzialità”. Gatti è fiducioso che si possa arrivare a una revisione urgente e sostanziale della decisione assunta, con effetti immediati sui cedolini fiscali in via di emissione da parte delle strutture, anche in ragione del fatto che non appare legittimo modificare il regime di deducibilità in atto a livello regionale per spese già sostenute dalle famiglie per l’anno di imposta 2018.
Qualche “boatos” proveniente dall’avvocatura regionale accrediterebbe la messa a punto di “buona” soluzione che avrebbe già avuto l’assenso della Agenzia delle Entrate debitamente consultata ieri. “Chiaramente – conclude il segretario CISL -, se non dovessero esserci sviluppi positivi, è nostro intendimento attivare, in accordo con CGIL e UIL e le rispettive Federazioni pensionati, un’iniziativa unitaria immediata di mobilitazione, prima del 28 febbraio, per sollecitare ulteriormente una correzione possibile”.