NO AGLI SLOGAN SULLE PENSIONI

Mario Gatti, segretario provinciale del sindacato Cisl Bergamo, risponde alla provocazione via Facebook del ministro Luigi Di Maio, che vorrebbe “finalmente abolire le pensioni sopra i 4-5.000 euro”, aggiustando poi il tiro, aggiungendo “per tutti quelli che non hanno versato una quota di contributi che dia diritto a un importo così alto”.

SERVE UNA RIFORMA PENSIONISTICA

Non serve parlare alla pancia per sistemare i conti dell’INPS – precisa Gatti – Sarebbe necessario, una volta per tutte, avere il coraggio di mettere mano a una riforma della spesa pensionistica che disponga la separazione della spesa assistenziale, vera voragine dei bilanci INPS, che si ripercuote sui conteggi delle pensioni e sull’età pensionabile di lavoratori che, secondo le regole vigenti, oggi come trent’anni fa, pagano contributi per garantirsi una vecchiaia serena”. “Se Di Maio ha la possibilità di scoprire chi non merita la pensione è autorizzato a colpirlo, anche con il nostro appoggio – continua Gatti -, ma è indubbio che quella del ministro sia poco più di una “boutade” alla Salvini per gettare fumo negli occhi e creare aspettative che poi non si potranno ripagare”.

A BERGAMO 3142 ASSEGNI

Prendendo Bergamo a campione, gli assegni pensionistici sopra i 4000 euro sono, nel 2018, 3142, meno dell’1% del totale (321.414), e questa percentuale è probabilmente estensibile a tutta Italia. A essere colpiti dalla scure “Dimaiana” sarebbero i lavoratori andati in pensione con il sistema retributivo e misto. “Non si capisce – rimarca Gatti – dove recupererebbe il miliardo che risanerebbe i problemi delle pensioni basse. Sui primi il bottino da destinare alle pensioni povere potrebbe essere consistente, molto meno sui secondi, ma dando per scontato che nel gruppo ci sia chi non ha versato i contributi correttamente. In caso contrario, anche per il sistema retributivo puro, si annuncerebbero numerosi ricorsi, che bloccherebbero ogni tipo di manovra”.

LA NECESSITÀ DELL’EQUITÀ

Per quanto riguarda la proposta del Ministro del Lavoro, Gatti non intende “assumere posizioni di difesa rispetto alle pensione elevate, salvo che non siano lo specchio di una contribuzione riconosciuta, il tema però va oltre. Queste scelte annunciate rischiano poi di essere apripista e coinvolgerebbe la maggioranza degli attuali pensionati, compresi, ad esempio, gli operai. Vi è una necessità di equità per sostenere anche i futuri pensionati e allora bisogna pensare a meccanismi di solidarietà per le pensioni sopra una determinata soglia definita da coefficienti di garanzia di dignità la vita della persona e di rispetto per il contributo lavorativo dato”. “Non ci interessano né ci affascinano gli slogan – conclude Gatti -: per noi è importante rilanciare la piattaforma unitaria con CGIL e UIL su questi temi, e prepararci al confronto con il Governo con l’obiettivo di una nuova legge sulle pensioni.

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