Sanità pubblica vicina al collasso

Operatori sanitari con centinaia di ore di straordinario non recuperabile sulle spalle; specialisti che lavorano ininterrottamente per 28 ore; reparti che non sono in grado di rispettare le linee guida regionali sulla presenza continua del medico; 120.000 ore di arretrati accumulati in un solo Ospedale. E questo non ha impedito di compilare liste di attesa per alcune prestazioni che vanno dai 6 ai 10 mesi.

Al Congresso il tema caldo della sanità

È la situazione nelle aziende ospedaliere provinciali: ASST Papa Giovanni XIII, ASST Bergamo Est, ASST Bergamo Ovest non riescono da tempo a far diga contro il continuo diminuire del personale, l’aumento delle richieste e la scarsità delle risorse. La situazione della sanità pubblica, e il conseguente avanzare della sanità privata, “favorita da una riforma regionale che non ha rispettato le aspettative”, saranno al centro del dibattito del Congresso della Funzione Pubblica CISL, in programma il 27 febbraio alle Vacherie di Brusaporto.

Risposte ai cittadini rimaste sulla carta della Legge 23

Il Segretario uscente della categoria, Mario Gatti, presentando la situazione della federazione, non può non sottolineare come la sanità pubblica fatichi a uscire dalle secchie di una crisi che rischia di travolgerla. Cambi di turno, spostamento dei riposi e delle ferie e frequenti appelli alla disponibilità e al sacrificio dei singoli. L’allarme della CISL sulla carenza organico e sui carichi di lavoro nelle Asst provinciali, non è nuovo, “più volte è stato richiesto un confronto necessario ma ancora senza ottenere alcun risultato”.La Legge 23, quella di riforma del sistema sanitario regionale, non ha risolto molte delle criticità: la prossimità al territorio e le risposte ai cittadini sono rimaste sulla carta, e tutto si sta semplicemente trasformando in una gestione poco chiara che non rispetta questi principi, tesa a rispondere più alla politica che alle esigenze degli utenti”.

Serve più coraggio da parte di Direttori Generali

La carenza di personale (valutata intorno al 25%) pesa a tal punto che non si riesce più a gestire la situazione, tant’è che all’ ASST Bergamo Est, recentemente, la direzione ha dovuto richiedere, per sopperire alle assenze dovuto al picco influenzale, 26 lavoratori (infermieri e OSS) da un agenzia interinale. “I direttori Generali devono avere più coraggio in scelte importanti per la riorganizzazione dei servizi. Occorre centralizzare e unire le forze, ottimizzando risorse e spazi. Non serve pensare all’eliminazione di posti letto o all’accorpamento di reparti, piuttosto bisogna trasformare alcuni servizi agendo sulla leva dell’accreditamento regionale, e bisogna insistere per liberare risorse, per la sostenibilità del servizio sanitario, che è fatto di appropriatezza clinica, turni di lavoro, emergenze, ma anche di ferie e turni di riposo. Questo sistema è saltato, e se ancora regge è solo per la responsabilità dei dipendenti. Non so sino a quando si possono rinviare le assunzioni”. Tutta questa situazione, conclude Gatti, “concede sempre più spazio al privato, che investe sulle strutture più facilmente remunerabili e non rinnova i contratti dei lavoratori: un paradosso sul quale sarebbe più che opportuno aprire immediatamente un confronto”.

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