Tempi strani

È il titolo di un libro in cui, Ilvo Diamanti, docente di Scienza e Comunicazione politica all’Università di Urbino, sostiene che il nostro presente è di difficile interpretazione “perché questi tempi, questi giorni, mi appaiono anzitutto e soprattutto senza una direzione, senza un disegno. Senza un principio ordinatore e ispiratore. Senza padri né padroni. Né maestri. Senza convinzioni né valori condivisi. Sono pagine ancora bianche, da scoprire. E da scrivere”. Siamo del parere che fotografia più limpida di questa non possa esistere perché è di tutta evidenza che siamo privi di una bussola capace di orientarci.

Tuttavia, pur a fronte di questa inquietante situazione, l’autore afferma di non aver paura del futuro in quanto “se il futuro appare tanto incerto, significa che ancora non è stato scritto. E che è possibile scriverlo”. E aggiunge: “In questo strano Paese (dove orientare i giovani verso percorsi scolastici è ritenuto un costo anziché un investimento), in questi strani giorni, in questi tempi strani non bisogna rassegnarsi”.

Noi CISL SCUOLA e CISL non ci rassegniamo e non ci rassegneremo: per questo abbiamo  voluto  creare,  oltre  alle  sedi   fisiche  già articolate su tutto il territorio, nelle quali è sempre possibile incontrarci, confrontarci, avanzare pareri e proposte di iniziative, una sede virtuale nel nostro sito internet,  un’Agorà  in  cui  possiamo  ritrovarci,  senza orari predeterminati, per riscoprire il valore della partecipazione e della condivisione delle esperienze e delle realtà che hanno segnato tutte le conquiste di cui la memoria storica ci dà ampia testimonianza.

La  storia  non  è  finita.  Dopo  questi  strani  giorni,  è  possibile  immaginare  e preparare giorni migliori”. Così I. Diamanti, così noi. Al pessimismo della ragione dobbiamo affiancare l’ottimismo del cuore, l’attesa del cambiamento possibile, del risveglio delle coscienze, dell’apertura mentale di quanti, chiamati a responsabilità di governo, comprendano finalmente che per leggere i bisogni della scuola devono entrare “nelle scuole” e non limitarsi ad osservarle dall’esterno. E che senza investimenti nella formazione un Paese non può tendere allo sviluppo: può solo rassegnarsi al declino.

E’ per questo che abbiamo avanzato critiche costruttive alla cosiddetta “Buona Scuola”, è per questo che continueremo, nonostante l’evidente attuale sordità, a rappresentare le richieste di ascolto di chi la scuola la vive ogni giorno: Dirigenti, Docenti, Personale ATA. Con la legge 107, che ha nascosto dietro l’enfasi della stabilizzazione di tutti i precari (cosa che poi non è affatto avvenuto causa il rifiuto dell’ascolto delle organizzazioni sindacali) il governo, anziché preoccuparsi di come rispondere in modo più efficace ai problemi che la scuola di massa si trascina dietro dalla nascita, ha spinto l’acceleratore sulla “concorrenza” dentro e fra le funzioni del personale scolastico.

Così facendo, si è distratto totalmente dal perseguire gli obietti fondamentali funzionali ad essere all’altezza dei tempi, e dal rimarcare la necessità della rivitalizzazione degli Organi collegiali attraverso i sentieri della collaborazione e cooperazione tra tutte le componenti. Sembra quasi che l’unico vero intento sia stato quello di emarginare il ruolo negoziale del sindacato dal momento in cui sono stati invasi campi specifici costituzionalmente affidati alla contrattazione. Bene:  proprio  su  questo  chiediamo  al  Governo  di  riavviare  il  dialogo  e  di assumersi le proprie responsabilità in ottemperanza del dettato della Corte Costituzionale.

Il contratto del personale della scuola, come è noto, è scaduto da ben sette anni e immaginare che si possa assolvere al compito di governare per il bene del Paese  disattendendo  i  propri  doveri,  attraverso  il  ricorso  ad  elargizioni  di fuorvianti  elemosine,  sarebbe  non  solo  un  atto  grave,  ma  anche  un  atto decisamente incosciente. Quella che vive oggi il personale della scuola bergamasca, (non dimentichiamo, tra l’altro, che la nostra Provincia vanta, in Lombardia, il numero più alto di studenti eccellenti)  e  non  solo,  è  una  situazione  di pesante mortificazione. Mortificazione che può trovare sollievo solo se, nell’atteso rinnovo contrattuale, vi sarà uno spazio adeguato per la contrattazione decentrata in modo da favorire un stretto collegamento tra i risultati raggiunti dal sistema scuola e gli indicatori di qualità atti ad elevare le competenze delle risorse umane che, dopo i vari percorsi formativi, saranno richieste dal mondo del lavoro in continua trasformazione.

Vogliamo augurarci, e lavorare, perché la retorica della “Buona scuola” e del “Bel Paese” sia abbandonata a favore di un responsabile legame con la realtà, di una tensione al “bene comune”, e di una ricerca approfondita degli opportuni percorsi volti a far sì che si riapra veramente la strada dello sviluppo di concrete e più ampie prospettive di lavoro per le nuove generazioni presenti e future.

Certo, sono ben “strani” questi tempi che non riescono a mettere al centro l’attenzione per le persone attraverso il lavoro come diritto, l’istruzione come percorso che contribuisce   all’acquisizione dei diritti di   cittadinanza,   la flessibilità nell’età pensionistica come giusto sollievo per chi, con l’avanzare dell’età, sente di non avere più le forze necessarie, la sanità e il welfare in generale che protegga, in particolare, le persone con difficoltà e meno abbienti!!! (Silvana Milione, Cisl Scuola Bergamo- Sebino-B.sco).

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