Contro il TFR in busta paga

Erano in tanti i bergamaschi alla manifestazione del 2 ottobre davanti a Montecitorio a Roma, per chiedere al Governo di rilanciare l’industria, “unica strada per garantire futuro e dignità a tutte le persone e di evitare di perder tempo su questioni che rischiano di generare ambiguità ed ennesime ingiustizie senza portare, in concreto, alcun cambiamento decisivo per il rilancio del Paese”.

Erano in tanti, soprattutto, i Giovani FIM, che hanno portato in piazza le loro preoccupazioni e le loro speranze per la ripresa di un mercato del lavoro sempre più asfittico e problematico, “anche per le tante proposte estemporanee che da più parti si levano”. Non ultima quella di inserire il TFR mensilmente in busta paga, che il presidente del Consiglio ha esternato in televisione, “come troppo spesso accade”, con l’intento di alzare il potere d’acquisto dei lavoratori e rilanciare così i consumi.

Partendo dal presupposto che per noi le vie per incrementare le paghe dei lavoratori siano altre – scrivono i Giovani Fim Cisl Bergamo in un comunicato -, una su tutte una drastica riduzione della tassazione da lavoro, riteniamo il TFR oggi quanto mai centrale nella costruzione della previdenza complementare, un mezzo fondamentale per poter avere una pensione dignitosa nel futuro. Dal momento che la materia previdenziale, in Italia, non è mai risolta e che troppo spesso viene rimaneggiata, chiediamo di stare attenti a non  infilare, in nome di facili ricette anticicliche, il futuro previdenziale dei giovani nell’ennesimo campo minato. Riteniamo, in questo contesto, più ragionevole e urgente pensare a come potenziare la previdenza complementare, ancora oggi troppo poco sposata proprio da coloro che ne avrebbero maggiormente bisogno, rendendola magari obbligatoria, e su come estenderla a tutti i lavoratori garantendone medesimi benefici e opportunità”.

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