8000 firme da Bergamo per un nuovo modello di banca

Quasi ottomila firme raccolte dalla FIBA Cisl Bergamo a favore della proposta di legge per un tetto agli stipendi dei top manager. È questo il risultato che Bergamo porta in dote all’iniziativa che si è svolta su tutto il territorio nazionale e che mercoledì 9 sarà ufficialmente presentata alla Camera dei Deputati.

Siamo estremamente orgogliosi che la FIBA di Bergamo abbia raccolto un numero di firme così alto – dice Giordano Alborghetti, segretario generale della FIBA Orobica -. È un risultato incredibile, per il quale dobbiamo ringraziare tutti i delegati e tutti i colleghi delle altre categorie che si sono spesi sul territorio, per uno dei “bottini” più importanti in Lombardia”.

La campagna bergamasca per la proposta di legge è partita nel giugno dello scorso anno da Lovere e, con un centinaio di banchetti allestiti in molte località della provincia, sono state raccolte 7665 firme che, insieme alle 118.193 raccolte a livello nazionale, ha permesso di superare abbondantemente la quota minima di 50 mila, perviste per la presentazione al Parlamento.

 “La questione delle retribuzioni d’oro – ha detto Alborghetti nel corso della conferenza stampa che si è tenuta stamattina a Bergamo ha assunto un’importanza cruciale anche nel contesto della vertenza per il rinnovo del contratto nazionale dei bancari. I sistemi di incentivazione e remunerazione del top management assumono un ruolo determinante. Le strategie attuali delle banche sono quasi esclusivamente indirizzate alle riduzione dei costi, soprattutto del personale. Questa impostazione è non solo insufficiente ma addirittura controproducente, perché a fronte di risultati di breve periodo, utili solo a far scattare il premio del manager, determina un crescente disservizio ed un impoverimento del rapporto banca-territorio-clienti”.

E’ per questo che, al di là delle rivendicazioni di categoria, la piattaforma per il rinnovo del contratto ha il suo cardine nella proposta di un nuovo modello di banca. Un nuovo modello che tenga conto delle capacità e delle professionalità dei colleghi mai valorizzate; della creazione di consorzi per il back office, dello snellimento dei consigli di amministrazione e della riduzione dei costi per i top manager.

“Nel nostro Paese – ha continuato Alborghetti -la funzione delle banche è indispensabile, come pure il ruolo dei suoi dipendenti. L’erogazione del credito è fondamentale per rilanciare le imprese, sostenere le famiglie, far ripartire lo sviluppo. Ma il sistema creditizio deve essere riformato, a partire da chi lo governaL’attuale sistema bancario, basato sulla ricerca ossessiva dei risultati a breve periodo e sull’ esasperazione dei prodotti finanziari, non è in grado di assolvere ai suoi compiti. E’ un modello di banca inadeguato e superato”.

In Italia il numero dei dipendenti del settore bancario nei cinque anni della crisi è passato da 338 mila unità a meno di 310 mila, con una diminuzione di 28 mila addetti. Nel complesso – ha concluso – risulteranno coinvolti nelle riduzioni di organico, entro la fine del 2015, circa 40.000 lavoratori che, in poco più di un decennio, avranno lasciato il settore, che risulterà ridotto a meno di 300.000 dipendenti”.

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