L’8 Marzo di Cgil Cisl e Uil con il film “La casa dei libri”

CGIL, CISL e UIL di Bergamo celebrano l’8 Marzo, la “Giornata internazionale delle donne”, con una storia di coraggio, indipendenza e grande caparbietà tutta femminile. Infatti, propongono venerdì alla 21 al Cinema Conca Verde il film “La casa dei libri” di Isabel Coixet (2018). La proiezione è a ingresso libero fino a esaurimento posti.

Recensione – Con «La casa dei libri», vincitore del premio «Goya» 1918 (l’equivalente iberico dell’italico «David di Donatello ») come miglior film, per la miglior regia e la migliore sceneggiatura non originale, Isabel Coixet («La mia vita senza me», «La vita segreta delle parole», «Lezioni d’amore») riprende, affidandola a cine-immagini, la vicenda del romanzo «La libreria» (Sellerio Editore) dell’inglese Penelope Fitzgerald. La protagonista Florence Green (Emily Mortimer), una vedova di guerra, apre nel 1959 una libreria nell’edificio più antico e da tempo abbandonato («Old House») di Hardborough, una sonnolenta cittadina sulle coste del Mare del Nord, con l’obiettivo di scuotere dall’apatia gli abitanti, degli aridi tradizionalisti, facendo loro conoscere la migliore letteratura dell’epoca, fra cui «Fahreneit 451» di Ray Bradbury e «Lolita» di Vladimir Nabokov.

Nella sua lungimirante intrapresa trova un alleato nell’anziano e solitario Edmund Brundish, un appassionato e accanito lettore (Bill Nighy) e un’aiutante nella vivace riccioluta ragazzina Christine (Honor Kneafsey), scoprendo anche continue ostilità: da quella di ipocriti e incolti borghesi, irritati per le sue scelte, a quella di Violet Gamart (Patricia Clarkson), una ricca e dispotica sessantenne, molto influente nella comunità, che vorrebbe destinare l’«Old House», ristrutturata da Florence, a casa d’arte, operando con perfida ostinazione al fallimento della di lei iniziativa. Con una storia di indubbia valenza culturale, in «The Bookshop» (titolo originale) Isabel Coixet segue, con il sostegno di una voce fuori campo, le difficoltà, gli ostacoli incontrati dalla forte, intelligente e matura Florence sul suo cammino e cioè l’ignoranza, l’invidia, il moralismo di persone, che, come l’onnipresente e invadente muffa, alimentano la grettezza, l’insipienza di una società, pronta ad avvantaggiarsi delle coltivate trame della burocrazia e trainata dal danaro e dalla rivalità.

Nella sua parabola sui pericoli e sulle difficoltà, sempre incombenti sul mondo della letteratura e della parola scritta e sulla loro diffusione, e nella sua descrizione di un percorso di individuale determinazione come preludio alla libertà collettiva, la regista catalana (è nata a Barcellona nel 1960) rifugge da patetismi e melodrammi, e, rimediando in parte alla schematicità della trama e alla prevedibilità della sua evoluzione dopo la sequenza del party in casa Gamart, vivacizza la studiata lentezza del racconto di una storia, mossa dalla forza dei sogni e dei buoni sentimenti, con incisive eloquenti scelte narrative e avvalendosi delle pregevoli performance di validi attori e di stupende attrici. (Achille Frezzato, L’Eco di Bergamo 30/09/2018)