Nuovo contratto nazionale per gli edili

Dopo decine di incontri tra sindacati e controparti, la rottura delle trattative dello scorso novembre, lo sciopero nazionale di dicembre e a ben 18 mesi di distanza dalla scadenza (dicembre 2012), hanno finalmente un nuovo contratto i dipendenti delle imprese edili dell’industria e della cooperazione, circa 800mila addetti in tutta Italia. A firmarlo, l’1 luglio, i rappresentanti dei sindacati di categoria, FILCA CISL, FENEAL UIL, FILLEA CGIL e delle parti datoriali, ANCE e COOP. L’aumento salariale è pari a 48 euro al parametro 100, ma più che sulla parte economica il testo verte su due punti importanti, la bilateralità, con la riorganizzazione del sistema degli enti paritetici, e la  previdenza complementare, con l’obbligatorietà contrattuale dell’iscrizione al Fondo Prevedi per tutti i lavoratori.

Nonostante la gravissima crisi del settore – ha dichiarato il segretario generale della FILCA, Domenico Pesenti – che dal 2008 ad oggi ha determinato la perdita del 50% degli addetti, circa 750mila lavoratori, le parti hanno responsabilmente raggiunto un accordo, che ha il merito di garantire le tutele e i diritti dei lavoratori. Inoltre l’aver anticipato la scadenza del contratto a giugno del 2016 darà la possibilità di esercitare in pieno la contrattazione di II livello.

Il rinnovo giunge, per la provincia di Bergamo, all’apice della crisi economica che ha investito il settore. Nei primi mesi del 2014, si segnala una perdita di un migliaio di addetti  e la chiusura di centinaia di imprese, mentre nello steso periodo la massa salari ha avuto una contrazione del 10% tra gli artigiani e del 19% nelle grandi imprese edili.

L’edilizia provinciale – ha detto Danilo Mazzola, segretario generale Filca Cisl Bergamo – sta vivendo un periodo di crisi senza precedenti: negli ultimi 6 anni ha perso il 50% dei lavoratori dipendenti. La crisi sta colpendo soprattutto le imprese già strutturate , e questo è motivo di grande preoccupazione perché il settore è già fortemente frammentato”.

Tra il 2008 e il 2013 si è avuto una diminuzione del 42,1% delle ore lavorate, che sono passate da 16.484.034 a 9.535.429. Per quanto riguarda i lavoratori attivi la diminuzione è del 33,3%: dai 14.534 del 2008 ai 9.697 del 2013. La massa salari di riferimento nel 2013 è stata di 101 milioni di euro contro i 118 milioni di euro del 2012 (meno 17 milioni). Ma l’aspetto che più preoccupa è che anche i primi 4 mesi del 2014 (ottobre 2013- gennaio 2014) segnano una la tendenza negativa. Le ore lavorate segnano un meno 19% sul 2013; i lavoratori attivi sono il 15% in meno, mentre la massa salari di riferimento prevista per il 2014 è di 80 milioni di euro, praticamente la metà del 2008 e circa il 20% in meno rispetto al 2013. Inoltre l’utilizzo della cassa Integrazione Straordinaria è aumentata del 10%.

Per quanto riguarda il contratto, “ è stata una trattativa lunga e complessa, contraddistinta anche da discussioni importanti tra sindacati, con il rischio di non arrivare uniti alla firma – sottolinea Mazzola. Ma alla fine il testo si caratterizza per il senso di responsabilità dimostrato dalle parti e per le novità importanti per i lavoratori.  Va ricordato che in un altro periodo di crisi, quello del 1994 provocato da Tangentopoli, pur se meno grave di quella attuale, nel rinnovare il contratto dell’edilizia si rinunciò ad una tornata di integrativi e all’Ape straordinaria, e quindi si chiesero grossi sacrifici ai lavoratori.

Inoltre, va valutato positivamente l’iscrizione obbligatoria  al fondo di Previdenza Complementare Prevedi a decorrere dal 1 gennaio 2015,  con il versamento da parte delle imprese di 8 euro mensili,  pertanto un rinnovo contrattuale che guarda al futuro del settore

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