Spesa sociale post Covid a Bergamo. Ai comuni 111 milioni di meno

Nella tradizionale lettura dei bilanci dei Comuni (gli ultimi disponibili e recentemente depositati sono quelli del 2021), si scopre che le municipalità bergamasche, dopo l’anno del Covid, hanno ricominciato a fare i conti con al penuria dei trasferimenti statali e regionali. Rispetto al 2020, infatti, nel 2021 le entrate da trasferimenti nei 240 comuni orobici sono calate del 35.6% (da 312 a 201 milioni di euro). Di conseguenza sono aumentate le entrate locali, cioè tasse e imposte, del 3.41%, arrivando a sfiorare i 500 milioni di euro su tutta la provincia. In questa situazione, la ricerca condotta dal Dipartimento Welfare della CISL di Bergamo, sottolinea come la spesa per i servizi sociali sia calata, seppur percentualmente solo dello 0.38%, di quasi un milione e mezzo nel volgere di un solo anno. Se è vero che il totale dei trasferimenti verso i comuni rimane a livelli che storicamente non si registravano dal 2013 (allora erano 239 i milioni arrivati in provincia), va anche registrato che l’imposizione fiscale locale non ha mai toccato il livello del 2021, in una progressione che appare inarrestabile: solo nel 2020 grazie alle entrate straordinarie da parte dello Stato, la tassazione comunale è leggermente scesa, ma nell’ultimo bilancio analizzato il totale ha superato il dato del 2019.

Scendendo nel dettaglio della ricerca del Dipartimento Welfare della CISL di Bergamo, la voce “Spesa Sociale” (comprende gli oneri per i servizi di asili nido, servizi per l’infanzia e minori , servizi di prevenzione e riabilitazione, strutture residenziali per anziani, assistenza, beneficenza e servizi diversi alla persona) presenta risultati diversificati con Ambiti che registrano un’espansione e territori che invece ridimensionano il loro impegno rispetto all’erogazione dell’anno precedente. “Se consideriamo però il quadro di riferimento provinciale – si legge nel report – annotiamo come la contabilizzazione del valore di spesa rimane pressoché inalterata nei due anni considerati (143,7 milioni di euro nel 2021 contro i 144,3 milioni nel 2020)”. 

Da questa ultima analisi, si legge nella nota del Dipartimento Welfare della CISL, “… si evince come oggi la ferita del COVID comporti una crescita esponenziale di bisogni e necessità che i cittadini esprimono non sempre strettamente legati alla condizione patologica della salute-malattia rappresentando come il vivere oggi sia sempre più faticoso per molte persone: una dimensione del disagio che attraversa l’insieme della società nelle sue varie componenti, anziani, pensionati, famiglie, giovani. Immigrati, lavoratori poveri. Assistiamo all’esplosione di una domanda sociale cui i Nostri Comuni, dalla lettura dei bilanci, con fatica, ma con grande impegno, stanno rispondendo”.

Per Mario Gatti, segretario provinciale della CISL di Bergamo, “ … da tempo stiamo lavorando per più azioni comuni, perché questa è una stagione che traguarda un ciclo storico, segnato da pandemia, guerre, crisi di economie, ma può e deve essere anche tempo di nuovi modelli e opportunità alla cui costruzione possiamo e dobbiamo partecipare insieme  alla Politica, alle reti istituzionali degli Enti Locali, al Terzo Settore: è tempo di responsabilità, è tempo di una sguardo ampio che metta insieme e concentri sul sociale l’attenzione, la ricchezza, le strategie e le azioni dell’intera sistema delle organizzazioni del territorio verso un’unica visione che dalla lezione del Covid persegua la salute nella sua dimensione complessiva e globale. Dobbiamo lavorare perché la salute in tutte le sue accezioni possibili entri in tutte le politiche: per una vita buona, per una buona occupazione al lavoro, per la certezza nel futuro per la famiglia, per un progetto educativo e di vita per i giovani, per un “abitare a misura di anziano”, per un invecchiamento attivo, tutto questo in una Comunità viva, solidale e senza barriere”.

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