Sindacato in soccorso delle fragilità moltiplicate sul territorio per il Covid

fragilità moltiplicate sul territorio
In vista del congresso della Cisl di Bergamo – il 22 e 23 febbraio al Seminario vescovile in Città Alta – il sindacato guidato da Francesco Corna si interroga sulle problematiche lavorative e sociali. «Una prima lezione consegnataci dalla pandemìa è che dobbiamo rilevare l’ormai diffusa consapevolezza che quello a cui stiamo quotidianamente assistendo ha profonde radici in una correlazione di fattori che attraversano ogni livello del nostro vivere, tanto da generare uno stretto legame tra salute, ambiente ed economia-lavoro».
 

Un terreno su cui la Cisl orobica intende spendersi per migliorare la situazione dei lavoratori: «Mai deve venir meno la dimensione di giustizia sociale che deriva dai valori originari della Cisl». Da qui la necessità di approfondire in sede di dibattito congressuale «alcuni aspetti – precisa Corna – che stanno caratterizzando il quadro ambientale, con un condizionamento profondo della tenuta dell’intero sistema sociale».

In particolare, la pandemia negli ultimi due anni ha visto il manifestarsi di alcuni fenomeni che incidono sulla quotidianità delle persone: sul fronte della spesa media mensile nazionale – passata dai 2.560 euro del 2019 ai 2.328 del 2020 – il 5,5% delle famiglie ha visto ridursi il reddito di oltre il 50% rispetto al periodo antecedente l’emergenza sanitaria; il 9,1% ha dichiarato una riduzione tra il 25% e il 50% e il 16% una riduzione inferiore al 25%. «Da ciò ne deriva una inarrestabile ricaduta sulle condizioni reddituali dei cittadini – afferma Corna – che ha comportato un’inevitabile crescita generalizzata della povertà e delle disuguaglianze. Istat, e tutti gli analisti, nel 2020 indicano i valori dell’incidenza della povertà assoluta in decisa crescita sia in termini familiari (dal 6,4% del 2019 al 7,7%) con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini individui (dal 7,7% al 9,4%), che si attestano a 5,6 milioni di persone».

Secondo la Cisl, il reddito di cittadinanza ha protetto una fascia consistente della popolazione dalle conseguenze economiche della pandemia (nel 2020 l’aumento dei nuclei percettori è stato pari al 43%), ma solo il 44% dei nuclei poveri fruisce della misura, mentre il 56% ne è escluso: poco più della metà dei non abbienti non riceve il sussidio (fonte monitoraggio Caritas, luglio 2021). «Alla luce dei cambiamenti strutturali della società – sostiene il segretario generale – nella nostra provincia alcuni profili risultano maggiormente fragili: le famiglie unipersonali, soprattutto se anziane, spesso concentrate nelle aree montane e nel Comune di Bergamo e i giovani, in particolare stranieri, che non trovano un’occupazione di qualità che permetta un sostentamento adeguato, anche in termini di accesso alla casa».

Non mancano poi «i giovanissimi con una bassa formazione, che faticano a entrare nel mercato del lavoro, residenti in aree periferiche dove ci sono minori opportunità; famiglie mono-genitore con figli piccoli, spesso costituite da donne sole, che faticano a conciliare lavoro retribuito e di cura in assenza di servizi di welfare adeguati, soprattutto nei contesti più periferici; famiglie numerose, in particolare straniere, concentrate nelle zone periferiche del Sud-Est della provincia, con difficoltà nel mantenimento di un’abitazione e nell’affrontare le spese quotidiane; famiglie monoreddito con figli piccoli, spesso con impiego in settori ad alta precarietà e bassa retribuzione, con criticità aggravata per i comparti colpiti dalla crisi legata alla pandemia, come la ristorazione e il turismo».

Situazioni e realtà che hanno bisogno di risposte. In questo contesto, «tutto ciò ha bisogno di un adeguato e confacente sforzo interno all’organizzazione sindacale».

(di Andrea Iannotta – pubblicato da Eco di Bergamo l’11 febbraio 2021)


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