La forza lavoro a Bergamo scende sotto il mezzo milione

forza lavoro a Bergamo

L’anno del Covid ha completato il ciclo triennale di crisi e caduta dell’occupazione in provincia di Bergamo. I dati 2020, infatti, evidenziano come la forza lavoro orobica sia scesa sotto la soglia del mezzo milione, attestandosi a 497.200 unità. Colpa del calo degli occupati, ma soprattutto del dato di chi cerca lavoro, evidentemente scoraggiato o letteralmente impedito dalla pandemia che da oltre 12 mesi sta colpendo forte a queste latitudini.

Il numero degli occupati, come segnala l’indagine tradizionale di Camera di Commercio, scende a 482.200 unità, dopo il picco raggiunto nel 2018 di 503.300 unità. Anche il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni di età scende al 65,6% dopo il massimo del 2019 a 66,3%. L’area degli inattivi in età lavorativa sale ulteriormente a 231.7000 unità, dai 224.000 unità del 2019.

La discesa del tasso di attività complessivo è dovuta dalla diminuzione della componente maschile (78% contro 80,5% nel 2019), controbilanciato dall’aumento della componente femminile (56,5% nel 2019 a 57% nel 2020) – particolarità, questa, della provincia bergamasca rispetto alla situazione regionale e nazionale. Questi movimenti del tasso di attività abbassano da una parte il tasso di occupazione maschile, che scende al 76,1%, e innalzano quello femminile, riportandolo al suo livello del 2018. Dato che il tasso di occupazione femminile in Lombardia si è abbassato, si riduce il divario tra il valore provinciale e quello regionale.

L’anno 2020 è stato dominato dall’emergere della pandemia da Covid-19 – ha sottolineato il presidente bergamasco di Camera di Commercio, Carlo Mazzoleni – e le misure di contenimento hanno impattato sull’economia e sul mercato del lavoro. I provvedimenti che hanno congelato in buona sostanza il mercato del lavoro rendono non agevole l’interpretazione dei dati. Si nota comunque che l’occupazione nella bergamasca è calata meno rispetto alla Lombardia e all’intero paese e che la componente femminile ha segnato una ripresa. L’ingrossarsi dei ranghi di chi non cerca più lavoro spiega perché sia sceso il tasso di disoccupazione.

In 10 mesi del 2020 la pandemia ha portato alla perdita di quasi 1.500 posti di lavororileva Danilo Mazzola della segreteria Cisl Bergamocoinvolgendo in primis i lavoratori con contratti precari. E tocca uno dei punti chiave. La diminuzione del tasso di disoccupazione dal 3,5% del 2019 al 3% del 2020, non fotografa la realtà del momento, perché nel 2020 sono aumentati i lavoratori inattivi di oltre 6 mila unità rispetto al 2019. Diventa allora urgente accelerare il più possibile sulla campagna vaccinale in atto, perché usciremo dalla crisi economica solo con il contenimento della pandemia in particolare per quei settori come terziario, servizi e ristorazione che stanno pagando un prezzo importante sotto il profilo occupazionale.  Inoltre, diviene essenziale confermare la proroga del blocco dei licenziamenti fino al 30 giugno 2021 portando a compimento la riforma dei ammortizzatori sociali con l’obbiettivo di renderli il più universali possibile, affiancando ad essi un’analisi puntuale relativa all’offerta del fabbisogno occupazionale, rispetto ad una domanda che cambia, mettendo in campo una formazione mirata ”.

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