Un anno di attesa per il CCNL. Intanto, accordi per snellire le fabbriche

In alcune delle maggiori fabbriche metalmeccaniche della provincia di Bergamo hanno bypassato il blocco dei licenziamenti e hanno iniziato a “svecchiare” la propria forza lavoro grazie a accordi personali, con scivoli pensionistici e buonuscite. Niente di illegale: il decreto agosto, che prevedeva il blocco dei licenziamenti, conteneva anche l’articolo 14 nel quale si permetteva, dietro accordi sindacali e su base volontaria di procedere a uscite concordate e incentivate. Così, i “colossi metalmeccanici” bergamaschi abbasseranno di circa 1.000 unità la propria forza lavoro, in attesa di tempi migliori per procedere a assunzioni giovani e meno costose.

Ci sono dinamiche in atto in gruppi importanti, alcuni ormai noti pubblicamente, altri menospiega Luca Nieri, segretario generale FIM CISL Bergamo – . L’obiettivo è quello di snellire svecchiando e, a oggi, buona parte degli accordi lavora sull’aggancio con la pensione da raggiungere grazie alla Naspi. È sicuramente un’opportunità, che svecchia la struttura e la prepara all’anno nuovo, quando serviranno strutture più leggere per affrontare il mercato che arriverà. Così, escono lavoratori più attempati e in tantissimi casi le retribuzioni più pesanti. Rimane il rammarico che se l’avessimo gestita con l’ottica e la logica della staffetta generazionale, con part time per due persone, uno step di formazione e la trasmissione dei saperi, vero patrimonio aziendale, l’arrivo del cambio sarebbe stato affrontato con maggiore preparazione. Ma oggi non abbiamo una struttura legislativa o contrattuale che legittimerebbe la nostra richiesta. La necessità di  avere un CCNL siglato, che tiene in ostaggio tutti gli integrativi, si sente di più in queste occasioni.

L’interruzione delle trattative per il rinnovo del CCNL da parte di Federmeccanica dimostra tutta la debolezza e incertezza della parte datoriale rispetto al rinnovo stesso. E’ grave che Federmeccanica abbia oggi chiuso a ipotesi di vera trattativa e vanificato il negoziato in corso. Su Bergamo ruotano circa 90.000 lavoratori su 5000 aziende metalmeccaniche, oltre la metà di Federmeccanica. Bergamo potrebbe contare molto di più: ma le buone prassi sono un patrimonio di realtà illuminate. E le aziende illuminate, anche alle nostre latitudini, non sempre sono in maggioranza.

Relazioni costruttive e partecipative, nel riconoscimento dell’altro, sono state gli ingredienti messi in campo tra sindacato e aziende nella definizione di moltissimi protocolli di sicurezza che hanno consentito di mettere al sicuro i nostri lavoratori dai  rischi di contagio covid in aziende e far ripartire le attività economiche:  una dimostrazione che la partecipazione è utile al lavoro.

Siamo delusi sia per la poca concretezza tenuta negli incontri sui temi normativi fino ad oggi affrontati, sia anche per le chiusure e rigidità sul piano salariale . Oggi sempre di più il CCNL e il suo rinnovo devono promuovere strumenti nuovi, come quelli contenuti nella nostra piattaforma, utili ai lavoratori ma anche come mezzi per uscire dalla crisi e migliorare la competitività del lavoro.

La situazione economica post-Covid non è, e non può essere, un alibi per non rinnovare un Contratto dei Metalmeccanici che si propone di valorizzare e meglio promuovere il lavoro per i prossimi anni di ripresa economica e occupazionale, anche tramite una valorizzazione maggiore dello smart working su obiettivi, libertà, tutele nuove, formazione e certificazione delle competenze, una riforma del sistema di misurazione della professionalità e  una ridistribuzione ai lavoratori della ricchezza prodotta”.

La data del 5 novembre sarà sicuramente cruciale: 6 ore di sciopero nazionale, 2 facendo assemblee nei luoghi di lavoro e 4 di categoria da realizzare in tutti gli stabilimenti sarà il modo in cui i sindacati e i lavoratori protesteranno per il mancato rinnovo del CCNL Metalmeccanici. “A un anno dall’avvio della trattativa, – conclude Nieri – stiamo ancora aspettando un segnale”.

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