Allarme case di riposo. Cgil Cisl Uil incontrano Prefetto e Ats

Allarme case di riposo

CGIL CISL UIL di Bergamo hanno incontrato Prefetto e ATS oggi, in videoconferenza, a seguito della richiesta che le confederazioni, insieme alle categorie dei pensionati, del pubblico impiego e del lavoro cooperativo avevano rivolto nei giorni scorsi in merito alla questione della sicurezza e della salute nelle RSA della provincia. Dopo le continue e drammatiche notizie relative alle RSA bergamasche (con un impennata di morti che ha portato, secondo stime ufficiali, ai 600 decessi totali, il 10% del totale degli ospiti), il sindacato di Bergamo ha deciso di “pretendere” l’intervento delle autorità civili e sanitarie.

Già molte diverse segnalazioni erano state fatte pervenire alle istituzioni locali e regionali hanno detto Gianni Peracchi (Cgil Bergamo), Francesco Corna (Cisl Bergamo) e Angelo Nozza (Uil Bergamo)perché i dati ufficiali avevano ed hanno, secondo i nostri riscontri, una distanza enorme dal dato reale di mortalità, ben più elevato!”.

I sindacati  hanno ribadito che: “Operatori e ospiti non devono essere trattati diversamente da lavoratori e pazienti degli ospedali; perciò è necessario che ogni dipendente, diretto o di cooperative, sia dotato dei dispositivi necessari a tutelarne la salute e che le loro condizioni di salute siano costantemente monitorate; che i pazienti possano essere seguiti in totale sicurezza; che i familiari siano tenuti in contatto tramite strumenti che permettano di comunicare con i propri cari, che vengano fornite tutte le informazioni sulle condizioni sanitarie di ogni struttura”.

Così, i segretari generali di CGIL CISL UIL hanno aperto il proprio quaderno delle richieste, concordato con le categorie di settore, “per evitare che alla tragedia dell’epidemia di questi tempi, si aggiunga anche la tragedia della solitudine degli ospiti e della lontananza dei familiari. Le RSA e l’insieme delle strutture socio sanitarie bergamasche non siano considerati le “cenerentole” dell’assistenza socio sanitaria, con pesanti ricadute su ospiti, personale sanitario e quello dei servizi. Per queste ragioni, eventuali destinazioni di posti letto di alcune RSA a pazienti Covid-19 dimessi dagli ospedali devono rispondere a cogenti caratteristiche di sicurezza, a partire dalla netta separazione fisica, strutturale e delle equipe del personale, rispetto alle degenze ordinarie”.

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