Il Policlinico San Pietro “oscura” i propri Lavoratori che rivendicano diritti

Il Policlinico San Pietro “oscura” i propri Lavoratori che rivendicano diritti

Il 29 gennaio la RSU del Policlinico San Pietro, a seguito della brusca interruzione delle trattative nazionali per il rinnovo contrattuale, che si attende da 13 lunghi anni, indice due ore di Assemblea Generale dei Lavoratori, con un momento di Flash Mob, nel cortile interno allo stesso Policlinico.

L’indomani, viene recapitata al Coordinatore della RSU, una comunicazione scritta a firma del Coordinatore delle Risorse Umane, Dottor Paolo Merla, nel quale si intima l’utilizzo dei locali della Sala Prelievi del Policlinico e non l’area esterna, visibile al pubblico, del cortile interno.

Queste Lavoratrici e questi Lavoratori, di fatto,precisa Caterina Dezio, coordinatore Rsu e membro di Segreteria Fp Cisl Bergamo – non possono nemmeno “farsi vedere” mentre rivendicano un loro diritto, ed esprimono il loro dissenso per l’interruzione della trattativa per il rinnovo contrattuale dopo due lunghi anni di “tira e molla. Siamo ripiombati nel MedioEvo e si continuano a mettere al rogo le streghe! Basta veramente poco per vedersi tacciare e oscurare anche nel 2020!

Questo fatto spiacevole e increscioso, reso molto strumentale dalle dirigenze degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi, di cui il Policlinico San Pietro fa parte, la dice molto lunga sulla considerazione e sul trattamento che vengono riservati ai 600 dipendenti della struttura sanitaria privata accreditata con il Sistema Sanitario Regionale. “In sostanza la proprietà, – prosegue Dezio –  anziché vergognarsi di non rinnovare un contratto da 13 anni e chiedere sempre di più, e ulteriori sacrifici ai propri dipendenti, si preoccupa di mantenere integra la propria immagine e di mettere, con un colpo di scopa, tutto lo “sporco” sotto al tappeto, non permettendo, di fatto, ai lavoratori di esprimere il proprio dissenso, con un semplice flash mob durante due ore di assemblea generale“.

Ricordiamo che la metà dei finanziamenti per il rinnovo contrattuale arrivano dalle Regioni (quindi dai cittadini!), e che le aziende sanitarie private, che macinano utili su utili, nel caso specifico di decine di milioni di Euro, compartecipino solo per la restante quota.

In un paese civile, – conclude Dezio – in una regione che sta importando le eccellenze dalla sanità lombarda negli Emirati Arabi Uniti, in una provincia che è famosa per la sua laboriosità, questa è un’offesa; un’offesa per i lavoratori, per gli utenti della sanità privata convenzionata, per i cittadini, per le amministrazioni locali e territoriali, per la democrazia. Siamo a Bergamo, Lombardia, Italia, nel 2020, eppure nulla è scontato!

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