La parabola del lavoro interinale a Bergamo

lavoro interinale a Bergamo

La percentuale di incremento è del 244%. Impressionante. Sta qui il dato di crescita sull’utilizzo del contratto di somministrazione a Bergamo negli ultimi dieci anni. In provincia, nel 2009 i cosiddetti interinali ammontavano ad una media di 6.265 occupati netti su base trimestrale; nel 2018 hanno raggiunto il numero di 16.014 persone, con circa 25.000 contratti attivati, vale a dire il 5,23% degli occupati totali.

I dati del 2018 ci dicono inoltre che il  59% circa di essi operava nell’ambito dell’industria manifatturiera (settore metalmeccanico su tutti), mentre il 22%  era impiegato nel commercio e nei servizi alle imprese. Diverse centinaia anche nel turismo, nei trasporti , nell’istruzione nella sanità e nell’edilizia. Quasi il 40% della forza lavoro era in “rosa”. Il 44% si situava nella fascia anagrafica tra i 18 ed i 29 anni  (il 25% tra 18 e 24 anni) . Quanto alla dimensione aziendale, il 19% dei lavoratori di agenzia prestavano la propria opera nelle aziende con più di 250 dipendenti, seguite da quelle fra 50 e 99 dipendenti e, curiosamente, dalle imprese con un solo impiegato (8%).

L’incremento del comparto nella bergamasca, evidente negli anni e frenata solo da qualche sporadico stop and go, ha avuto un brusco arresto già dall’ultima parte del 2018sostiene Guido Fratta, neo Segretario generale di Felsa Cisl Lombardia -. A favorire la significativa inversione di tendenza, le scarse prospettive di crescita del prodotto interno lordo e soprattutto l’approvazione del cosiddetto “Decreto Dignità” che ha posto limitazioni quantitative e temporali ai contratti di lavoro somministrato . Gli ultimi dati a nostra disposizione e prodotti da Regione Lombardia sono relativi al secondo trimestre del 2019 e mostrano una riduzione del 36,2% nelle assunzioni di lavoratori interinali rispetto allo stesso periodo di un anno prima (5.992 comunicazioni ai centri per l’impiego contro 8.161), mentre le cessazioni sono calate soltanto del 16% , con una riduzione netta di circa il 20% ed una media di 13.000 somministrati occupati. In forte calo anche le proroghe contrattuali, sempre in conseguenza del nuovo Decreto introdotto”.

E all’inizio dell’anno le cose andavano anche peggio. La tendenza nazionale, aggiornata ad agosto 2019, con la nota congiunturale Ebitemp, racconta di una riduzione sia del numero di lavoratori che del monte ore rispetto all’anno scorso con una sostanziale tenuta sul mese precedente. A conferma di questo andamento del settore, il Coordinamento bergamasco della Felsa Cisl ha registrato negli ultimi mesi un aumento consistente, non soltanto delle richieste di disoccupazione ma anche del numero di pratiche di sostegno al Reddito (il cosiddetto fondo Formatemp), riconosciuto a tutti i lavoratori che possano vantare un certo numero di settimane retribuite con l’agenzia e che siano fermi da almeno 45 giorni.

Dati positivi giungono invece dal cosiddetto staff leasing, ossia la somministrazione a tempo indeterminato con assegnazione a missione su una o più aziende. Sul nostro territorio l’incremento del numero di staff leasing è aumentato con una percentuale vicina al cento per cento, con oltre 3.000 contratti avviati. “Il motivo di questo exploit appare evidente – prosegue Fratta -. Le stabilizzazioni con agenzia hanno il vantaggio di dribblare il Decreto Dignità, perché l’utilizzo di un contratto a tempo indeterminato evita l’applicazione dei limiti temporali previsti dalla normativa. Il vulnus risiede nel fatto che l’azienda utilizzatrice, per proprie ragioni può comunque interrompere la missione lasciando il lavoratore nella disponibilità dell’agenzia, la quale deve riconoscergli un’indennità sostitutiva oggi incrementata a 800 euro dal nuovo CCNL. Il tutto in attesa di una nuova missione”.

Per quanto riguarda il sistema delle partite IVA, Bergamo ha fatto registrare un balzo positivo del 7.37% e 2.988 posizioni aperte nel primo trimestre del 2019. Il secondo trimestre prevede un ulteriore incremento del 13% sullo stesso periodo del 2018. Il perché risiede nelle maglie molto più larghe previste dall’ultima legge di Bilancio per l’accesso al regime: l’aumento della soglia di ricavi o compensi per tutti a 65mila euro, nessun limite su acquisti di beni strumentali e collaboratori o dipendenti e la flat tax al 15% hanno spinto la crescita. Si tratta prevalentemente di giovani, e tra queste si annidano certo anche false partite Iva.

Il 44% delle aperture riguarda persone di età fino a 35 anni, il 32% tra 36 e 50, ma crescono anche gli over 65. Rispetto al secondo trimestre del 2018 (su una stima nazionale), tra i settori principali i maggiori aumenti si notano nell’istruzione (+23,1%), nelle attività professionali (+17,8%), nell’edilizia e nelle attività finanziarie (+10,7%). “Felsa si occuperà in maniera sempre più decisa del lavoro autonomo – conclude Fratta -, con servizi di assistenza fiscale, consulenza e soprattutto rappresentanza sindacale, anche con il supporto della associazione “Vivace”, che raccoglie i freelance”.

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